Almasri, affondo di Conte: “Italia porto franco e Paese dei balocchi dei criminali”. Adnkronos – ultimora

(Adnkronos) – “Ormai siamo diventati un porto franco, un Paese dei balocchi dei criminali”. E’ l’affondo di Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 stelle, dopo l’informativa sul caso Almasri dei ministri Carlo Nordio e Matteo Piantedosi alla Camera. “Ai ministri presenti dico: non siamo sorpresi che scappino tutti, anche i criminali, avete scritto anche una riforma, adesso li avvertite i criminali prima di arrestarli, così voi contrastate il pericolo di fuga”, attacca Conte.  

Il leader 5 Stelle torna quindi a puntare il dito contro l’assenza dall’Aula della presidente del Consiglio. “Presidente oggi c’è una grande assenza del presidente Meloni, scappa dal Parlamento, scappa davanti agli italiani, è un atto di grande viltà istituzionale. Io mi rivolgo direttamente a lei, presidente Meloni, lo so che ci sta guardando, è nascosta dietro un computer, ha parlato per tre volte di questa vicenda fornendo versioni diverse. Adesso non parli, perché se non è venuta a parlare qui non si permetta di parlare davanti a qualche scendiletto. Non tocchi più la questione, parli solo davanti al Tribunale dei ministri”.  

Quindi si rivolge al Guardasigilli: “Ministro Nordio lei è stato scandaloso. Lei non è stato il difensore di Almasri, lei è stato il giudice assolutore. Se il suo intervento fosse proiettato e discusso in un’aula di giurisprudenza, lei si dovrebbe vergognare. E’ scandaloso che davanti a tutte le giustificazioni menzognere, lei ne abbia aggiunta qualcuna anche più ridicola”.  

“Nordio, lei è entrato nel merito di un provvedimento – incalza Conte – non solo del mandato d’arresto, che non conosceva, quello integrativo, che è intervenuto a corroborare non le ragioni della scarcerazione, ma le ragioni del mandato d’arresto. Lei ha detto che si applica il codice di procedura penale, il codice penale sui delitti di Almasri, ma è compito della Cpi, lei doveva, ai sensi della legge 237, dare seguito al provvedimento de L’Aja. Vergogna, vergogna, vergogna”. 

“Ci troviamo dal blocco navale al blocco morale, politico, giuridico, avete solo una via d’uscita: distrarre gli italiani dalla realtà, la realtà di un Pil che non cresce, di 5,7 milioni di poveri, di 22 mesi di crollo della produzione industriale. E allora niente di meglio che prendersela con i giudici. Anche io ho ricevuto avvisi, ma non ho mai detto una parola contro i magistrati. Noi siamo diversi da voi, non ci sentiamo al di sopra della legge, vi combatteremo ma non vi auguriamo la condanna giudiziaria, ma vogliamo che andiate davanti al tribunale dei ministri a farvi giudicare senza pretendere l’impunità. Poi potrete anche essere assolti, ma la condanna politica e morale gli italiani ve la hanno già data”. 

 

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Pubblicato da Giorgio Consolandi

Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico. Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte. Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino. La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso. Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo. Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi. Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese. I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!