Annalisa Chirico contro il governo e Borrelli: in che mani siamo…

Da chi fa il giornalista ci si aspetterebbe un atteggiamento super partes ed equilibrato, poiché ad esso spetta l’onere dell’informazione alla massa.
Chi non si trova d’accordo con tale assunto può sempre abbandonare l’Ordine dei giornalisti, conservare la propria autonomia e restare un blogger con tutte le sue convinzioni e le sue impressioni personali, che esprimerà da libero cittadino (come il sottoscritto).

Il giornalista, di norma, non dà impressioni estemporanee del suo pensiero personale, un po’ come fa un arbitro di calcio che non racconta al mondo se sia tifoso dell’Ascoli o del Palermo. Si definisce “professione” proprio perché vige una deontologia che impone un adeguato comportamento pubblico, non solo nell’ambito “lavorativo”, ma anche quando si svestono i panni del professionista e ci si cala nel privato.

Questo lungo e noioso preambolo, per raccontare delle esternazioni pubbliche che  Annalisa Chirico (giornalista de Il Foglio), s’è presa la briga di scrivere su un social netwok. La professionista ha pubblicato un post con queste parole: “Ma si può dire agli italiani, sigillati in casa da quasi un mese, che potrebbero restarci per un altro mese e mezzo? Se dobbiamo convivere con il virus lo faremo, a distanza e con mascherina. Questa comunicazione governativa aumenta l’ansia collettiva. In mano a chi siamo?”.

Il post che la Chirico ha sentito il bisogno di pubblicare in rete e darlo in pasto a chiunque è arrivato dopo le dichiarazioni del capo della protezione Civile Angelo Borrelli, che aveva anticipato la possibilità del protrarsi della quarantena fino al 16 aprile. Quarantena che poi è stata proclamata ufficialmente fino al 13 aprile almeno…

Come ci si può unire al coro dei detrattori e sparare a zero contro il governo e contro lo stesso Borrelli, in un momento simile? Dove, questa professionista della penna, abbia dimenticato il senso civico e il rispetto per chi, a cominciare dai medici, lavora per riportare il Paese alla normalità, non ci è dato saperlo.
Ma è d’uopo la considerazione che chiunque esercita il diritto di cedere il proprio operato in ragione di una contropartita, qualunque essa sia. Ma al contempo è conseguente la reazione emotiva dei cittadini, e laddove questi dovessero appellare con aggettivi tipo “pennivendola” l’autrice dello sfogo da social, beh, che nessuno se ne abbia a male, perché ad ogni azione corrisponde una reazione […] e sui social le reazioni sono state numerose.

Tuttavia in una cosa, Annalisa Chirico, ha ragione, IN MANO A CHI SIAMO, per quanto concerne l’informazione?

Pubblicato da Giorgio Consolandi

Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico. Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte. Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino. La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso. Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo. Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi. Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese. I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!