Ci lascia Sir Clive Sinclair, l’uomo che “inventò” il computer casalingo

Era il padre dell’home computer, Sir Clive Sinclair, aveva 81 anni, si è spento ieri a Londra dopo aver combattuto con una lunga malattia. Era nato a Richmond, un sobborgo londinese, il 30 luglio 1940.
Nei primissimi anni ’70 realizzò le prime calcolatrici elettroniche tascabili. Diede poi il via a quella che fu la rivoluzione dell’Home computing. Lanciò il primo PC da casa, il computer Sinclair ZX80, venduto al dettaglio, che oggi costerebbe circa un centinaio di euro. Chi ha qualche anno in più forse ha memoria di questo “evento” che quasi parallelamente al Commodor 64 avvicinò le persone al mondo dell’informatica.

 

Un computer a basso costo

In quei tempi i computer erano assai costosi e probabilmente proprio per il basso costo, il Sinclair vendette più di un milione di esemplari. Nel 1982 venne rilasciata la versione successiva: lo ZX Spectrum. Chi lo ha avuto, lo ricorderà con una punta di nostalgia, era piuttosto potente ed avviava alla programmazione, oltre ad offrire una ottima giocabilità, sempre in rapporto all’epoca.

Piccolo, domestico, facile da usare

Clive Sinclair ha il merito di aver innovato il modo di pensare al computer. Fino a quei tempi nell’immaginario collettivo i computer erano visti come una serie di “armadi” dentro una grande stanza, nei quali si infilavano delle schede perforate e si ottenevano risposte a questioni di difficile decifrazione. Roba da Nasa o diavolerie simili.

Non si può non citare l’evoluzione dello Spectrum: il personal QL (Quantum Leap). Sempre di paternità di Sinclair, un personal computer che possiamo considerare l’anello di congiunzione coi moderni PC evoluti.

Sinclair Radionics

Sinclair a 17 anni lasciò la scuola e si mise a lavorare come giornalista. Voleva mettere da parte il denaro per fondare la Sinclair Radionics nel 1961. La società produceva apparecchiature Hi-Fi. Fu un pioniere anche in questo settore, in quel momento le radioline a transistor andavano per la maggiore e le cuffie altro non erano che un auricolare (mono) da infilare all’orecchio.

In anticipo nei tempi

Sinclair fu un visionario, un “pazzo” innovatore, tra le sue intuizioni tuttavia c’è stato un flop clamoroso: il Sinclair C5. Era un mezzo a tre ruote a metà strada tra un triciclo ed una monoposto, era alimentato elettricamente e faceva 20 km all’ora. Una sorta di micro auto a pedalata assistita che oggi, considerando il momento di transizione ecologica e con le opportune modifiche, avrebbe di sicuro un successo maggiore.

Il Sinclair C5 copriva brevi distanze, andava a batteria e pesava molto. Era poi troppo basso e questa caratteristica esponeva sicuramente a rischi il guidatore. La guida non era protetta, chi lo conduceva era esposto alle intemperie, ma questo veicolo non era sicuramente da usare mentre pioveva o tirava un forte vento. L’inventore ipotizzava di venderne almeno 100 mila esemplari, invece le vendite nel Regno Unito non sfiorarono nemmeno le previsioni.

Fonti: hdblog.it – agi.it – repubblica.it – il.wikipedia.org – Ansa.it
Foto: twitter.com/CommodoreBlog