L’uomo arriva, poggia a terra il suo sgabello, ci sale sopra e comincia a parlare…
Dapprima parla a nessuno, sembra un matto, poi i primi passanti si fermano incuriositi e lo ascoltano e lui prosegue a parlare ancora più forte, tanto che si raduna un piccolo capannello di persone intente a capire cosa stia dicendo quel tizio che si sbraccia e dice cose…
Il primo passo è fatto! Adesso l’uomo parla con fervore, quasi grida, accusa il governo ladro e questi politici farabutti (quali politici?), “ci stanno affamando” dice l’uomo sullo sgabello, e tutti annuiscono. Grida ancora e dice che c’è bisogno di lavoro e lo stato non fa niente! (una banalità, un’ovvietà) ma arrivano i primi applausi, “bravo!” dice qualcuno, mentre altri parlano tra loro a voce bassa, quasi per paura di disturbare il comizio, e dicono quanto abbia ragione quell’uomo in piedi sullo sgabello… (ragione di che? ha ragione a dire cosa? qual è la sua proposta?).
Il gruppo di persone ha riempito buona parte della piazza e sono tutti raccolti a semicerchio attorno al comiziante, che intanto si strazia dal dolore perché le cose vanno male. “Ci stanno riempiendo di tasse” dice con un’aria tra il disperato e l’incazzato e aggiunge che tutte queste tasse sono troppe e non ce la facciamo più. Naturalmente i presenti fanno partire un applauso spontaneo che si sente a due isolati e gridano anche loro che è ora di farla finita. (Ma farla finita di far cosa? Togliamo tutte le tasse? E poi, come copriremo le spese? Pura demagogia), ma al gruppo radunato presso quello strillone indignato, quelle parole appaiono profetiche.
Qualcuno si rivolge a lui e gli fa notare che il governo ha ridotto le tasse e anzi sta attivando misure per aumentare le buste paga. L’uomo sullo sgabello sbotta, ride e sberleffa questo povero sciocco che ha osato obiettare, e l’ha fatto argomentando, oltretutto! “Caro signore – gli dice – ma non vede che fanno credere di togliere le tasse ma poi le rimettono da un’altra parte. Ecco come fanno questi, vi prendono in giro!”. (Ma questi, chi? verrebbe da domandarsi, a chi prendono in giro?). Invece la folla radunata, a quel punto esulta come se avesse assistito ad un gol dagli spalti del Maracanà.
Non c’è via di scampo, la folla è in estasi, lui il predicatore politico, ha in pugno la situazione e conduce tutti per la strada prefissa, passa dalla scuola alle pensioni, dalla criminalità alla viabilità stradale, dai clandestini che c’invadono ai problemi della Sanità, con l’abilità di un gatto che cammina sui tetti. Tutti sono con lui, è l’uomo che serviva, un vero capitano.
Un gruppetto di persone tra la folla comincia a dire che però, quell’uomo non è così limpido come vuol far credere, loro sanno che lui ha addirittura rubato ed ha tentato di fare affari sporchi con l’aiuto di certi amici all’estero. Subito il resto della folla li attacca verbalmente dandogli degli incapaci, zittendoli e dicendo loro che seppure ha rubato, lo avrà fatto per il bene del Paese, e poi se proprio la dobbiamo dire tutta, a rubare sono in tanti…
Il gruppetto a quel punto reagisce e dice che l’uomo sullo sgabello ha anche sentimenti razzisti, è un prepotente e racconta bugie sul governo, ma gli altri, che sono tanti, li seppelliscono di epiteti e li esortano a lasciare il gruppo, altrimenti… Il gruppetto di oppositori, costretto ad allontanarsi li accusa di essere come qli squadristi del tempo del fascismo, ma a nulla vale questa rimostranza. Adesso la piazza è libera e tutti possono applaudire l’uomo sullo sgabello, e c’è già chi pensa a lui come ad un capo, un condottiero, uno che potrebbe sollevare le sorti del paese, insomma sarebbe proprio un politico ideale!
La realtà può non piacerci, ma spesso, raccontando con convinzione delle banalità alla gente, si ottiene un consenso generale. Non importa quanto di vero ci sia in ciò che si urla in faccia alla folla, l’importante è farlo con la giusta faccia tosta. Ben vengano le bugie all’indirizzo dell’avversario, poiché queste saranno comunque prese per verità dalla maggioranza che è ormai galvanizzata e incanalata nel percorso che gli si sta proponendo.
Il primo passo per finire come dei dervisci intontiti dal proprio ruotare su se stessi, consiste esattamente in tutto questo. L’induzione all’abbandono del ragionamento autonomo. Instillare nel singolo la percezione che faccia parte di una grande massa e che quindi, ha ragione, è lo strumento principale di chi vuol assurgere al ruolo di leader.
Se non ci si aggrappa alla logica, alla ragione, alla disamina di quanto ascoltiamo, si finisce con l’essere facile preda del primo affabulatore furbetto che ci userà per i suoi scopi.
NOTA: Se qualcuno in questo racconto di fantasia, avesse ravvisato analogie con fatti reali, si senta tranquillo, perché ogni eventuale riferimento è puramente casuale.