Consiglio europeo. Ancora nulla di fatto, Conte contro Rutte

La riunione straordinaria del Consiglio europeo sugli aiuti e sul bilancio pluriennale dell’Unione è sospeso.
I 27 leader dei Paesi si sono riuniti stamattina alle 10,30 circa. Il clima è apparso subito tutt’altro che disteso. I premier degli Stati europei sono intervenuti per due volte nel corso della riunione.
Il presidente Charles Michel ha avviato incontri bilaterali o comunque tra i rappresentanti di governo di pochi Paesi, con l’intento di un appianamento delle posizioni prima della ripresa della riunione che è prevista per le 20 di questa sera.

Lo stesso Michel ha preso parte ad un minivertice col presidente francese, Emmanuel Macron, la cancelliera tedesca, Angela Merkel, ma anche con Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione europea.

Il commissario europeo Paolo Gentiloni (Economia), in mattinata aveva ironizzato: “Oggi il vertice dei Paesi europei sulla proposta della Commissione Next Generation Eu. Coraggio, ambizione, unità. E un po’ di fortuna… venerdì 17”.

Già prima dell’inizio dei lavori, le previsioni della Germania e dell’Italia, indicavano la riunione come “molto difficile sul piano delle trattative”. Così infatti si è rivelata, anche se si prosegue con un atteggiamento responsabile e c’è volontà di arrivare ad una soluzione condivisa.

A nome dei Paesi frugali, ha parlato il cancelliere austriaco Sebastian Kurz, il quale ha precisato che resta vincolante che gli aiuti vengano usati non per progetti “orientati al passato”, ma per riforme lungimiranti.

L’Olandese Rutte ha chiesto che i piani nazionali d’investimento ottengano il via libera unanime degli Stati. Ma la condizione ha ricevuto un bocciatura. La proposta portata al vertice dal presidente del Consiglio Charles Michel, prevede che la Commissione operi una valutazione, quindi che il Consiglio la voti a maggioranza qualificata.
In ogni caso il rigetto della proposta Olandese, rafforza i Paesi che mirano ad un accordo entro domani o domenica al più tardi.

La presidente della Commissione Ursula von der Leyen, ammonisce “Tutto il mondo ci sta guardando. Con Next Generation Eu (il piano di aiuti) e un convincente quadro finanziario europeo abbiamo la possibilità non solo di superare la crisi, ma anche di modernizzare il nostro mercato interno e la nostra unione, per portare avanti il green deal e la digitalizzazione”.

Gli elementi che dividono i pareri

Ci sono almeno tre punti che vedono diversi atteggiamenti dei Paesi riuniti: le dimensioni finanziarie della risposta anti-crisi; la divisione dell’esborso tra aiuti a fondo perduto e prestiti da restituire; l’assegnazione al Consiglio europeo (agli Stati), del potere di bocciare i piani nazionali d’investimento. Su quest’ultimo punto l’italia è fermamente contraria.

La ricerca del piano anti-crisi si interseca con ulteriori questioni aperte, sul tavolo della Ue. C’è infatti la questione del volume del bilancio comunitario 2021-2027; lo sconto che i quattro Paesi frugali Olanda, Austria, Danimarca e Svezia, vogliono ottenere per il loro contributo al bilancio comunitario; il vincolo del pieno rispetto delle libertà democratiche fondamentali (questione che riguarda da vicino Ungheria e Polonia), per l’accesso ai fondi europei.

Il bilancio del Parlamento

Dal presidente del Parlamento europeo, David Sassoli arrivano preoccupazioni in merito al fatto che un importante finanziamento al piano anti-crisi, implichi tagli al bilancio comunitario 2021-2027. In questo caso i deputati e lo stesso Sassoli non fornirebbero via libera al bilancio, giudicando questa come una condizione inaccettabile.

I fondi da mettere in campo

Next Generation Eu è adesso il nuovo nome del piano di aiuti, e ricomprende il Recovery Fund. Vale 750 miliardi: la Commissione Ue – che ha formulato la proposta – immagina di spendere così il grosso di questa somma (728,8 miliardi).
250 mld per prestiti agli Stati in particolare per economia digitale e ambientale. 310 mld come sussidi a fondo perduto.
55 mld per finanziamenti a ospedali e Comuni, senza necessità di investimenti aggiuntivi dei Paesi.
40 mld destinati agli Stati per il raggiungimento della “neutralità climatica” (un’economia a impatto ridotto sull’ambiente).
15 mld di aiuti agli agricoltori perché possano portare i prodotti direttamente al consumatore.
15,3 miliardi alla Bei, la Banca Europea degli Investimenti, e alle “banche di promozione nazionale” affinché sostengano imprenditori e start-up. Altri 31 mld sempre da destinare alla Bei per ridare avvio agli investimenti privati.
9,4 mld destinati alla “preparazione” dei Servizi Sanitari a fronte di nuove pandemie.
3,1 mld saranno poi destinati agli appalti ed agli aiuti mirati, decisi dalla Commissione europea direttamente.

I paesi frugali stringono i cordoni della borsa

Le formule indicate dalla Commissione Ue, sia che si tratti di finanziamenti, risorse o aiuti, non sono sempre chiari sulla natura, se saranno a fondo perduto oppure dei prestiti a condizioni di favore. Anche se va detto che l’intenzione della Ue è di stanziare almeno 500 miliardi a fondo perduto.
I frugali: Austria, Olanda, Danimarca e Svezia, considerano troppo alto il fondo perduto e, fanno pressione per l’abbassamento dell’entità di queste risorse nel piano anti-crisi. Sono tuttavia d’accordo a questa linea anche i partiti conservatori di Finlandia e Germania.

il “metro” della disoccupazione

il 70% dei fondi verrebbero distribuiti tenendo conto della disoccupazione dei Paesi tra il 2015 e il 2019, mentre il 30% sarà assegnato -nel solo anno 2023- guardando il calo del Pil negli anni 2020-2021. Su queste percentuali c’è confronto. “Vedremo l’impatto della pandemia l’anno prossimo e questo impatto sarà principalmente sul Pil – spiega il premier della Repubblica Ceca, Andrej Babis – per questo il Prodotto interno lordo dovrebbe essere il criterio più importante” per la distribuzione degli aiuti.

i paesi scarsamente democratici

La correlazione tra l’uso dei fondi comunitari e il rispetto della leggi europee fondamentali, non viene vista di buon occhio dall’Ungheria, che pone veto all’invocazione di procedura d’infrazione (per presunte violazioni di libertà democratiche). Anche dalla Polonia ci sarebbero le stese rimostranze, tuttavia esseno essa la terza maggiore beneficiaria, dopo Spagna e Italia, preferisce non alzare troppo i toni. La risposta dell’Olanda è che l’Europa non svilisca la sua posizione sul tema delle libertà.

l’ipotesi di nuove tasse

Per trovare denaro, sono diversi gli europarlamentari che indicano la via di nuove tassazioni. Indicata la tassa sulla plastica non riciclabile e quella sulle emissioni di CO2, ma anche quella sui colossi del Web. In ultimo viene anche indicata la tassa sulle transazioni finanziare, una ipotesi quest’ultima tassa, che vede Olanda, Belgio e Danimarca fortemente indignati.

sconti al bilancio

Il braccio di ferro per far passare la linea dell’Italia verte sul veto del nostro Paese al meccanismo di sconti i “rebates”. Un meccanismo che permette a Olanda, Austria, Danimarca, Germania e Svezia di risparmiare 6,4 miliardi al momento di contribuire al bilancio dell’Unione Europea. Da Polonia e Repubblica Ceca il commento non lascia dubbi: “una pessima idea aiutare le Nazioni già ricche”.

Mark Rutte, il premier olandese afferma che gli sconti dovranno restare e, anzi, lascia intendere che dovranno essere addirittura maggiori.
All’Italia preme che il piano anticrisi sia attivato in tempi brevissimi (entro un mese). Altro punto cardine è che la sua durata (che precedentemente al taglio della Commissione era indicata in 4 anni), sia almeno di tre anni.

Gualtieri: un negoziato complesso

Il ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, ha indicato questo negoziato come “difficile”. Ha spiegato che l’Italia è determinata e che i “Paesi che pongono obiezioni significative sono sempre meno e su punti sempre meno centrali”.
Il ministro ha inoltre precisato che non si possono accettare veti dai singoli Paesi.

Di maio: il recovery fund è fondamentale

Nel pomeriggio è arrivato anche il commento del ministro degli Esteri, Luigi Di Maio. Ha parlato di una partita decisiva per il futuro dell’Italia e dell’Ue: “Per l’Italia il recovery fund è fondamentale. Le risorse che arriverebbero da questo fondo ci permetterebbero di pianificare la ripartenza e dare sostegno concreto a lavoratori, imprenditori e famiglie. Dobbiamo puntare a favorire lo sviluppo e la crescita del Paese. Dobbiamo essere ambiziosi e in questo momento tutto il Paese deve stringersi intorno al presidente del Consiglio Giuseppe Conte. In gioco c’è il destino di tutti, anche di chi la pensa diversamente. Non ci sono bandierine politiche da piantare, qui c’è solo il futuro degli italiani, che abbiamo il dovere di garantire”.

Pubblicato da Giorgio Consolandi

Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico. Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte. Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino. La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso. Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo. Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi. Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese. I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!