Dazi Usa, ecco quello che Trump vuole dal resto del mondo. Adnkronos – ultimora

(Adnkronos) – Anche se rimane una sostanziale confusione sugli obiettivi effettivi della Casa Bianca, comincia ad emergere un quadro più chiaro di quello che Donald Trump vuole ottenere dal resto del mondo con i negoziati commerciali annunciati con la sospensione di 90 giorni dei dazi, dichiarata a sorpresa mercoledì dopo giorni di tracolli in borsa e nei sondaggi. E’ quanto scrive il Washington Post, sottolineando che tra le richieste di Trump spiccano l’aumento di acquisti di gas naturale americano, l’abbassamento dei dazi su prodotti made in Usa, delle tasse sui giganti del Tech della Silicon Valley. E misure per impedire alla Cina di usare altre nazioni per inviare suoi prodotti negli Usa.  

Il presidente Usa sta considerando un’esenzione temporanea dalle tariffe per le aziende automobilistiche, colpite dai dazi al 25%. 

L’amministrazione Trump afferma di aver ricevuto richieste di colloqui da oltre 70 Paesi, e finora il presidente si è mostrato aperto a seri negoziati con un ristretto gruppo, Vietnam, India, Corea del Sud e Giappone, dando la priorità ai partner commerciali che sono strategici per contrastare la Cina, scriveva nei giorni scorsi Politico citando fonti della Casa Bianca. E ieri, lunedì 14 aprile, era a Washington il commissario Ue al Commercio, Maros Sefcovic per avviare i negoziati con la Ue con cui Trump intende negoziare come “un blocco unico”, come ha detto nei giorni scorsi.  

Resta comunque incerto come dovranno essere gli accordi negoziati, in parte a causa dell’incertezza stessa su quali siano gli obiettivi del presidente, scrive ancora il Post che rivela come anche alcuni consiglieri di Trump in privato ammettono questa mancanza di chiarezza. “Non abbiamo idea di quello che vogliono dagli altri Paesi e, cosa peggiore, gli altri Paesi non sanno quello che Trump vuole da loro, non so come si possa negoziare in queste circostanze”, ha affermato Doug Holtz-Eakin, presidente di American Action Forum, think tank di centrodestra che è critico sulla politica dei dazi di Trump.  

In assenza di informazioni, ambasciatori, rappresentanti per il commercio e altri alti funzionari si stanno scambiando messaggi e telefonate per cercare di condividere notizie, paragonando vantaggi e svantaggi di avere come interlocutore il segretario al Tesoro, Scott Bessent, o quello al Commercio, Howard Lutnick.  

Il tutto però appare procedere in modo lento, spiega al Post il diplomatico di un importante partner commerciale americano, spiegando che dal giorno dell’annuncio della sospensione la Casa Bianca non ha dato indicazioni su quali offerte possano indurla a ridurre i dazi e neanche su come intenda procedere per i negoziati. “Il team indiano ha trovato molto difficile individuare chiari interlocutori, i giapponesi non sanno con chi parlare sul fronte americano, c’è molta confusione”, ha aggiunto un’altra fonte del Post.  

Ma dietro a tutte queste cortine di fumo, comincia ad emergere un quadro delle richieste, a partire da quelle di aumentare le importazioni di prodotti americani. Per quanto riguarda l’Europa, potrebbero essere oggetto di negoziati le restrizioni che la Ue impone alle importazioni di carne di manzo e altri prodotti agricoli dagli Usa. Anche le tasse e le regolamentazioni imposte ai giganti di Internet potranno essere al centro dei negoziati con la Ue.  

“La questione chiave è se iniziano a fare accordi performativi per aiutare qualche società in particolare o se invece si concentrano su impegni significativi per ribilanciare il commercio e creare spazio per la manifattura interna – ha affermato Lori Wallach, a capo di Rethink Trade dell’American Economic Liberties Project, think tank di sinistra – se il piano è solo quello di spingere l’Europa ad eliminare le sue politiche di privacy per i Tech e permetterci di mandargli più manzo, questo non ha niente a che vedere con la riduzione del cronico deficit commerciale Usa con il mondo”.  

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Pubblicato da Giorgio Consolandi

Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico. Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte. Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino. La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso. Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo. Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi. Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese. I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!