Famiglia sequestra e picchia una 22enne. Volevano indurla a prostituirsi

La squadra mobile di Bologna, ha arrestato quattro persone appartenenti allo stesso nucleo familiare di età compresa tra i 20 ed i 37 anni e residenti a Pianoro Vecchio, nel Bolognese. L’accusa per tutti è sequestro di persona e riduzione in schiavitù.

La storia drammatica di una 22enne serba attratta con la falsa promessa di matrimonio. Lo scopo invece era quello di avviare la giovane alla prostituzione e all’accattonaggio.

Quando la ragazza è giunta in Italia, la hanno privata del passaporto e del cellulare, l’hanno rinchiusa in casa, e per giorni è stata picchiata con pugni e calci dai quattro componenti della famiglia. Continue le vessazioni fisiche e psicologiche. Era stata costretta ad assolvere ai lavori domestici per tutta la famiglia. La giovane vittima era controllata anche quando andava in bagno.

Autori del gesto disumano sono il ragazzo della vittima, che l’aveva “agganciata” e circuita su un social, e suo fratello. Anche la madre dei due ragazzi, una donna originaria del Kosovo e il suo compagno, un uomo rumeno, erano dediti all’attività criminale.

Volevano farla prostituire anche perché per farla arrivare in Italia avevano dovuto anticipare 400 euro e ora la ragazza doveva ripagare il debito..

Il sospetto e le indagini

Lo scorso primo febbraio, gli agenti della mobile hanno saputo del ricovero della 22enne al pronto soccorso, per aver ingerito del detersivo. Sono immediatamente scattate le indagini che hanno condotto alla verità. La ragazza ha poi spiegato che il suo gesto è stato per sottrarsi alle vessazioni e alle torture a cui era costretta.
Il Gip ha emesso un’ordinanza di custodia cautelare per il quartetto criminale.

Famiglia sequestra e picchia una 22enne. Volevano indurla a prostituirsi

La squadra mobile di Bologna, ha arrestato quattro persone appartenenti allo stesso nucleo familiare di età compresa tra i 20 ed i 37 anni e residenti a Pianoro Vecchio, nel Bolognese. L’accusa per tutti è sequestro di persona e riduzione in schiavitù.

La storia drammatica di una 22enne serba. Una ragazza attratta nel nostro Paese con la falsa promessa di matrimonio. Lo scopo invece era quello di avviare la giovane alla prostituzione e all’accattonaggio.

Quando la ragazza è giunta in Italia, la hanno privata del passaporto e del cellulare, l’hanno rinchiusa in casa, e per giorni è stata picchiata con pugni e calci dai quattro componenti della famiglia. Continue le vessazioni fisiche e psicologiche. Era stata costretta ad assolvere ai lavori domestici per tutta la famiglia. La giovane vittima era controllata anche quando andava in bagno.

Autori del gesto disumano sono il ragazzo della vittima, che l’aveva “agganciata” e circuita su un social, e suo fratello. Anche la madre dei due ragazzi, una donna originaria del Kosovo e il suo compagno, un uomo rumeno, erano dediti all’attività criminale.

Volevano farla prostituire anche perché per farla arrivare in Italia avevano dovuto anticipare 400 euro e ora la ragazza doveva ripagare il debito..

Il sospetto e le indagini

Lo scorso primo febbraio, gli agenti della mobile hanno saputo del ricovero della 22enne al pronto soccorso, per aver ingerito del detersivo. Sono immediatamente scattate le indagini che hanno condotto alla verità. La ragazza ha poi spiegato che il suo gesto è stato per sottrarsi alle vessazioni e alle torture a cui era costretta.
Il Gip, appresi i fatti,  ha immediatamente emesso un’ordinanza di custodia cautelare per il quartetto criminale.

Articolo pubblicato dall’autore in InformareH24

Pubblicato da Giorgio Consolandi

Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico. Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte. Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino. La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso. Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo. Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi. Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese. I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!