Formigoni. 100mila firme contro il vitalizio e lui s’incazza col M5S

Il Casto Roberto è indign… è incazzato! Non c’è altro modo per dirlo. Quei rompiscatole de Il Fatto Quotidiano hanno messo in piedi un appello per chiedere al Senato della Repubblica di porre rimedio alla decisione di ridare il vitalizio ai condannati, presentando la questione niente di meno che, alla Corte costituzionale. E l’appello è stato sottoscritto da oltre 100mila firmatari.

Tutto è scaturito dalla restituzione dell’assegno da 7.000 euro al mese all’ex presidente della regione Lombardia. Così il virtuoso Formigoni ha continuato ad intascare i meritatissimi emolumenti del suo sudato vitalizio.

Eh i soldi non bastano mai

Adesso sta scontando la pena di 5 anni e 10 mesi ai domiciliari. Ma diciamola tutta, le spese sono tante e seppure non può uscire a prendere l’aperitivo, i soldi non bastano mai. Questo pover’uomo che tanto ha dato alla politica ed alla sua amata Regione (è di Lecco), avrà pur diritto a garantirsi un po’ di tranquillità economica, no?
I maligni subito osservano che il Furmigun è stato accusato e giudicato colpevole per il reato di corruzione, coinvolto a pieno titolo nello scandalo della Fondazione Maugeri. Ma vogliamo essere onesti? Chi non ha commesso un errore nella vita? Chi è senza peccato, scagli la prima pietra!

Però soprassediamo su questo punto, perché parrebbe che siano in tanti a voler scagliare pietre contro l’ex governatore.

Chi di “penna” ferisce…

Ma quest’uomo casto e misericordioso, nella sua infinita generosità ha concesso un’intervista all’AdnKronos per parlare di quel “giornalaccio” così vicino al M5S che lui lo definisce il suo “House organ“. (Giornale aziendale) del Movimento.
Formigoni appare vagamente risentito dall’appello indetto da Il Fatto Quotidiano.
Volendo essere precisi, è piuttosto arrabbiato pure coi pentastellati che dice: “rappresentano il 12% in Italia”.

Chi sbaglia paga

Ma come mai un tipino così carino ed elegante come lui è finito ai domiciliari? In carcere prima e poi ai domiciliari, naturalmente.
Va detto che per la vicenda che lo ha visto condannato, ha indagato pure la Corte dei conti, e Formigoni, con altre quattro persone coinvolte, è stato condannato a risarcire 47,5 milioni di euro alla regione Lombardia. Non saranno tanti quanto i 49 milioni della Lega, ma messi uno vicino all’altro fanno lo stesso la loro porca figura! (o sporca figura, come direbbero i puristi della lingua).

Proviamo ad appellarci

Formigoni e gli altri condannati hanno impugnato la sentenza, ma non c’è stato niente da fare, i magistrati contabili d’appello hanno confermato tutto. Ma insomma un po’ di elasticità, come ci si può accanire così? Beh in effetti ad uno degli imputati l’hanno abbuonata. Però anche loro, i condannati, si appellano invocando la caduta in prescrizione di un danno erariale… ma siamo seri, per favore.
Infatti la motivazione della Corte dei conti è che risulta assodata l’esistenza di un accordo finalizzato alla sottrazione di 71 milioni di euro dalle casse della Fondazione. Di questi, 61 milioni destinati per la corruzione degli amministratori regionali, e degli intermediari”. Insomma il reato c’è e non si può ignorare, manco se pregano la Madonna. T’e capì Furmigun?

All’AdnKronos l’ex presidente della Lombardia affida il suo sfogo contro il M5S. “Una accozzaglia di farneticazioni” hanno giudicato alcuni, ma sicuramente lo hanno detto perché magari gli è antipatico il buon Roberto.

Lo sfogo

“I 5stelle non mi hanno impressionato ho solo avuto un po’ di pietà e compassione per loro, gente che si sveglia la mattina e deve trovare chi colpire, chi insultare, chi aggredire, Vivono per questo”.
E aggiunge: “Poi avere un capo come Grillo, che fa esattamente l’opposto”. Perché “quando si tratta di lui, non esita a insidiare la magistratura, che per lui era intoccabile; invoca il garantismo per il figlio, quando loro sono sempre stati giustizialisti. Ci rendiamo conto di quante contraddizioni?”.

Poi si produce in una godibile disquisizione e giudica il Movimento 5 Stelle: “La loro situazione è sotto gli occhi di tutti. Rispetto al 32% di consensi che avevano preso nel 2018, hanno già perso molti voti, come si è visto alle europee e credo che alle prossime elezioni ne perderanno ancora di più”. Lui è uno che coi numeri ci sa fare, e se lo dice, dovremmo pur dargli un minimo di credito, no?
Incalza poi, spiegando la sua visione da profondo conoscitore della Politica: “I sondaggi li danno in costante ribasso. Hanno litigato con Casaleggio, che doveva rappresentare l’inizio della democrazia diretta. Sono divisi tra di loro, hanno perso il capo, perché in Grillo non possono riconoscersi più. E Conte stenta ad affermarsi”.

Chiude dicendo: “Non li vedo messi bene, cercano di cavalcare queste battaglie populiste, ma nessuno li segue. Neanche il Pd, con cui vorrebbero fare alleanza”.

Concludendo

Perché uno dovrebbe infierire contro un uomo già tanto provato, in fondo questo è un Paese libero ed ognuno ha diritto di dire la sua. Ma sentir parlare di contraddizioni e di giustizia da lui, fa venire in mente il bue che dice all’asino che è cornuto! Con tutto il rispetto per il bue, l’asino e pure per i cornuti.

 

Pubblicato da Giorgio Consolandi

Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico. Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte. Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino. La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso. Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo. Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi. Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese. I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!