(Adnkronos) – Le autorità statunitensi hanno reso noto di aver recuperato i resti di 55 delle 67 vittime dell’incidente aereo di mercoledì scorso, quando un aereo di linea e un elicottero militare si sono scontrati a mezz’aria nei pressi dell’aeroporto nazionale Ronald Reagan di Washington, sulle rive del fiume Potomac.
Il capo dei Vigili del Fuoco e dei servizi medici di emergenza della capitale, John Donnelly, ha confermato in conferenza stampa l’identificazione delle 55 vittime, e ha assicurato che i sommozzatori “sono impegnati nel recupero dignitoso dei resti” delle vittime nel fiume Potomac, mentre devono ancora trovare “i corpi di altre dodici persone”. “Crediamo di riuscire a recuperare tutte le vittime, ma a questo punto non sappiamo dove siano. Man mano che recuperiamo la fusoliera, ci aspettiamo di trovarne altre, ma dovremo anche fare ulteriori ricerche in altre aree”, ha detto.
I dati raccolti e le informazioni in possesso del Washington Post evidenziano che il Black Hawk, l’elicottero con 3 soldati a bordo, volava al di sopra dei 200 piedi (circa 60 metri), il limite per l’area dell’aeroporto Ronald Reagan. L’elicottero, un minuto prima dell’incidente, era segnalato ad una quota di 200 piedi. Ma 30 secondi prima dello schianto il Black Hawk era a 300 piedi, poco più di 90 metri. Quindi, il ritorno a 200 piedi prima dello schianto, avvenuto ad una quota di 300 piedi secondo i dati.
L’inchiesta è ancora in una fase preliminare e ulteriori elementi verranno forniti dall’analisi delle due scatole nere recuperate. Il Washington Post evidenzia che altri fattori, oltre alla quota dell’elicottero, potrebbero aver contribuito a provocare l’incidente. Tra i fattori da considerare, anche la capacità dei piloti del Black Hawk di valutare la situazione nell’oscurità.
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Pubblicato da Giorgio Consolandi
Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico.
Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte.
Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino.
La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso.
Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo.
Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi.
Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese.
I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!
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