Ma Buon Natale a chi?

“Scusa ma ho fretta devo sbrigarmi che mi hanno detto quelli del negozio che ne hanno ancora uno e me lo hanno messo via…”
“Ma di che parli?”
“Dell’ultimo grido degli smartphone, ecco di che parlo, sto andando a prenderlo, è un regalo che mio figlio vuole”
“Tuo figlio vuole?”
“Si, beh, insomma ecco… E’ una cosa che mi piace regalargli, è un gioiello della tecnologia, fa tutto! E poi è in offerta, adesso costa solo 1.200 euro, anzi 1199 euro!”
“Allora corri, vai, vai a fare il regalino a tuo figlio, in fondo un ragazzino di 12 anni se lo merita un bel regalino a Natale…”.

Il dialogo è di fantasia, ma non s’allontana poi così tanto dalla realtà; bestemmiamo tutti i giorni contro il Governo, contro i prezzi, contro le tasse, però adesso è Natale e DOBBIAMO fare i regali, perché siamo buoni, siamo generosi, altruisti, cordiali e amiamo il prossimo e così ci mettiamo la maschera da “brava persona”. Poi, per il resto dell’anno, aggrediamo verbalmente il nostro vicino che fa troppo rumore e guai se qualcuno osa fregarci il posto al parcheggio. E in fila… c’ero prima io. E poi, che palle tutti ‘sti stranieri che fanno come gli pare, non pagano manco il biglietto sul bus, e manco mi va di parlare di tutti questi che stanno davanti ai negozi a chiedere l’elemosina, ma non c’è mai un vigile quando serve? Io caccerei via tutti, li rimanderei al Paese loro.

Però per fortuna arriva Natale, si per fortuna una sola volta all’anno.
Allora che fai? Non lo mandi un messaggino di solidarietà a Telethon? Auguri, auguri, speriamo che col nuovo anno finiscano le guerre e non ci sia più la fame nel mondo, Ah ti sei ricordato di comprare lo Champagne, abbiamo ospiti e voglio fare bella figura eh. Devo pure uscire che non ho niente da mettere… NIENTE?

Intanto la tele, rompe il clima sereno con notizie di gente che sta morendo di fame, alcune notizie non dovrebbero proprio passare in certi periodi, finiscono con l’intristirci e spengono l’aria di festa, ma chi li cura sti tiggì?

Auguri, auguri, siamo tutti buoni e felici, sarà l’aria di Natale, che bello! Ho preparato una busta enorme di vestiti che non uso più, la porto ai POVERI che a loro fanno comodo, pure se non sono nuovi e sono un po’ rovinati, a loro fanno comodo!
Sei proprio generoso, pensi sempre agli altri, che gran cuore che hai…

Lo scorso Natale fece scalpore la storia di una letterina a Babbo Natale, quando sui social rimbalzò appunto la storia di questa letterina che un bambino greco aveva scritto a Babbo Natale, gli chiese cibo, non regali, non l’ultimo Smartphone, quello che sta in offerta a 1.199 euro, gli chiese cibo perché, scrisse Alexis, di 8 anni: “così la mia mamma non dovrà più piangere. Non ha il lavoro.”. Ma Alexis si preoccupò anche di non mettere in difficoltà Babbo Natale, infatti aggiunse: “Se non puoi, vorrei che portassi un giocattolo a mio fratello che sta male”.

Alexis, frequentava la IV alla scuola elementare a Patrasso, la sua città e ha davvero scritto questa letterina che è stata pubblicata sul proprio account Facebook dalla ONG Shining Star (Foteino Asteri) che si occupa del benessere dei bambini. La ONG aveva appreso della vicenda dal blog “Keep Talking Greece” che il 15 dicembre del 2017 aveva pubblicato la storia di Alexis e della sua letterina.

La risposta fu immediata e Molti greci si offrirono di aiutare la famiglia di Alexis.

La lettera purtroppo è solo la punta dell’iceberg, è solo indicativa della grave condizione in cui si trovano molte famiglie a rischio di povertà ed esclusione sociale.
Possiamo trovare un “Alexis” in ogni angolo del mondo, anche nel nostro stesso condominio e se mettessimo da parte le ipocrisie e gli egoismi che albergano troppo spesso in noi, potremmo davvero fare la differenza, potremmo non solo fingere di essere buoni perchè è Natale, ma esserlo davvero, con poco, con semplici gesti nemmeno troppo eclatanti. Appare strano pensare che un banale piatto di minestra, possa rendere meno penosa la vita di qualcuno, però è così! Non a tutti è concesso un bell’albero di Natale con luci e regalini, ad alcuni la vita non fa regali…

Intanto, quando qualcuno fa lo stronzo come quel padre che va di corsa a comprare lo smartphone e velocemente ci fa un gran sorriso dicendoci: Buon Natale! Non tratteniamoci dal mostrare lui il nostro disprezzo e rispondiamogli serenamente: Buon Natale un cazzo!

Questa è la letterina di Alexis

Caro Babbo Natale, sono Alexis e sto facendo la quarta elementare. Sono stato un bambino bravo. Quest’anno vorrei che mi portassi molto cibo, così la mia mamma non dovrà più piangere. Non ha il lavoro. Se non puoi, vorrei che portassi un giocattolo a mio fratello che sta male. Ti voglio tanto bene“, 

Pubblicato da Giorgio Consolandi

Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico. Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte. Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino. La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso. Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo. Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi. Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese. I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!