Maleducato per forza

Ascolta il racconto:

Anche quella mattina l’autobus 22 che percorreva gran parte della città era pieno di passeggeri, i posti a sedere erano chiaramente tutti occupati, e di tanto in tanto, qualcuno si alzava per far sedere una signora o una persona anziana.

Il tragitto era fitto di fermate ed erano più quelli che salivano di quelli che scendevano. Ai primi sedili, verso l’autista, era seduto un giovane, avvolto nel suo largo cappotto con la testa infilata nel suo smartphone, che incurante della gente in piedi, se ne stava lì a trastullarsi col suo giochino rumoroso.

Gli sguardi dei passeggeri erano eloquenti, tutti evidentemente pensavano a quanto fosse maleducato e menefreghista, c’erano almeno due persone di una certa età vicino a lui e due donne. Lui il giovanotto se ne fregava e manco alzava la testa, di tanto in tanto dava un’occhiata veloce fuori dal finestrino per controllare dove fosse arrivato, ma non ci pensava proprio a girarsi verso la gente.

Finalmente qualcuno prese coraggio e parlando col suo vicino disse: “questi giovani non hanno proprio valori, quarda quello, ha degli anziani vicino e mica si azzarda a ceder loro il posto a sedere…”, l’altro rispose: “se fosse mio figlio lo prenderei per un orecchio e lo farei alzare io”.
Altri si unirono alla conversazione che dapprima era a voce bassa poi divenne quasi gridata e gli insulti si univano alle parole di condanna e di disprezzo.
Altri dissero, rivolti al giovane: “manco ti giri? Lo sai che parliamo di te, vero?”, Ma lui niente, se ne infischiava delle parole di quella gente lì, che si facciano i fatti loro, avrà pensato, dal profondo della sua maleducazione.

“Ai miei tempi” disse un signore sulla cinquantina, “cose così, non si vedevano davvero, oggi ecco cosa ha prodotto tanta libertà, ha portato solo maleducazione”, un altro gli fece eco ricordando che certi valori, come il rispetto, li abbiamo dimenticati, aggiungendo come la colpa sia delle famiglie.

Intanto il bus proseguiva la sua corsa ed i passeggeri davano sempre maggiore sfogo alla loro indignazione, ma nessuno osava andare da quel ragazzo a bussargli sulla spalla per dirgli quanto fosse insolente.

Finalmente si mosse, fece per sollevarsi e dal cappotto che si spostava fecero capolino due stampelle che prima erano coperte tra capppotto e finestrino, il giovane si alzò a fatica mentre l’autobus era in viaggio e gli scossoni non agevolavano l’operazione, poi si portò verso la porta anteriore e disse all’autista se non gli dispiacesse fermarlo alla prossima… L’autista annuì.

Giunti alla fermata il bus aprì la porta e ad attendere il giovane, che scese con difficoltà districandosi tra gradini e stampelle, c’era una donna con una carrozzella per disabili. Entrambi si scusarono con l’autista e coi passeggeri perchè l’operazione di discesa impegnava più tempo rispetto ad un normale passeggero. La signora a terra precisò all’autista che dovevano far questa “giostra”, così la definì, perchè i bus su quella linea non erano muniti di pedana per disabili.

Poi il giovane si sedette sulla carrozzella ricevette un bacio dalla mamma e i due si avviarono per i fatti loro.

Le porte dell’autobus 22 si richiusero, tutti rimasero in silenzio, e nessuno incrociava lo sguardo degli altri, era calato un velo di vergogna e di imbarazzo dove prima c’era aria di tempesta, di rabbia. Dove pochi attimi prima c’era quasi la voglia di prendere a schiaffi quello stronzo insolente maleducato che non mostrava rispetto per gli altri.

IL BREVE RACCONTO “Maleducato per forza” E’ FRUTTO DELLA FANTASIA DELL’AUTORE E NON PRENDE SPUNTO DALLA REALTA’. QUALSIASI RIFERIMENTO A FATTI E PERSONE REALI E’ DA CONSIDERARSI CASUALE.

Pubblicato da Giorgio Consolandi

Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico. Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte. Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino. La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso. Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo. Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi. Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese. I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!