Meloni: Colpa del governo per il bonus P.Iva ai parlamentari. Ma difetta in memoria…

Lo scandalo dei parlamentari che hanno approfittato del bonus per le Partite Iva ha indignato tutto il mondo politico italiano. Questi rappresentanti del popolo malgrado godessero del proprio stipendio da onorevole, con altrettanto disonore hanno fatto richiesta ed ottenuto il sostegno economico per i titolari di partita Iva.

Giorgia Meloni non sfoga il suo disappunto solo su questi disdicevoli parlamentari ma s’incazza di brutto col governo perché, sostiene lei, “non ha previsto alcun tetto di fatturato e di reddito per il bonus P.IVA, col risultato che ne ha diritto pure chi fattura milioni o ha altre importanti fonti di reddito, come i parlamentari”.

E come biasimarla? E’ giusto che prima di emettere pagamenti, bonus, elargizioni e quant’altro, il governo debba sapere vita, morte e miracoli, di chi reclama questo diritto…

Poi la sorella d’Italia, prosegue il suo sfogo dicendo: “Una brutta storia di deputati avidi e governo incompetente, sulla quale pretendiamo massima chiarezza”.

E così alla fine la colpa è del governo! Almeno lo è nella misura in cui non sia stato in grado di predisporre un adeguato filtro contro i farabutti. Perché si sa, l’occasione fa l’uomo ladro, no? E perciò andavano fatti controlli più serrati. Non si possono lasciare le chiavi inserite sull’uscio di casa e poi lamentarsi se entrano i ladri…

Però… Tornano alla mente le parole che proprio la presidente di Fratelli d’Italia rivolgeva al governo alla fine dello scorso marzo.
Giorgia Meloni infatti, preoccupata per la situazione del lockdown, gridava ai quattro venti: “Noi abbiamo un problema serio, di persone disperate, che fino a ieri lavoravano e oggi non hanno i soldi per dare da mangiare ai propri figli. Questo non è degno di un Paese come l’Italia”.

Quindi la Meloni, evidentemente pensando a quei bambini affamati delle famiglie impoverite, proponeva la sua ricetta dicendo: “Io penso che il governo debba accreditare immediatamente, sul conto corrente di chi ne fa richiesta, mille euro. Questo provvedimento deve valere per chi ha perso il lavoro e parlo anche dei lavoratori autonomi. Va fatto immediatamente perché i soldi stanziati dal governo, mi riferisco alla cassa integrazione in deroga e al contributo di 600 euro per i lavoratori autonomi, non verranno erogati prima della fine di aprile”…

In conclusione, mentre oggi la colpa è del “governo incompetente”, ieri il governo avrebbe dovuto disporre con disinvoltura denaro a chi lo avesse richiesto, infatti diceva Giorgia Meloni: “Se lo Stato con un click ti può prelevare i soldi dal conto corrente, con un click te li può accreditare. Quando sarà finita l’emergenza si potranno fare i controlli e vedere chi, a questi soldi, aveva diritto e chi no”….

Insomma viene da pensare che questo governo comunque faccia, trovi obiezioni dalla Meloni e i suoi Fratelli.
Se proprio non si vuol essere obiettivi, sarebbe almeno opportuno avere buona memoria. Ma tanto, si può sempre confidare sul fatto che l’elettorato non compia sforzi mnemonici e che continui a fidarsi della propaganda e non s’attardi a far caso alle evidenti e ridicole contraddizioni.

Un bell’autogol questo, che avrebbe potuto essere evitato, se solo non si fosse ricorso anche in questo caso alla strumentalizzazione politica. Non sarebbe bastato esprimere parole di condanna, magari evidenziando che nessun esponente di FdI risultasse invischiato in questa brutta vicenda? (Almeno per ora…).

Pubblicato da Giorgio Consolandi

Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico. Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte. Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino. La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso. Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo. Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi. Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese. I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!