MOSCHE E BAMBINI

Certi bambini muoiono. Anche le mosche muoiono… muoiono come bambini… Ma non si dice “muoiono come mosche”? Devo aver fatto confusione, si, credo sia proprio così.
Eppure tanti bambini muoiono, ho provato a contarli, ma è più facile con le mosche.
Ogni giorno crescono di numero, aumentano sempre, troppi bambini muoiono per motivi diversi, per fame, per malattie e per disinteresse.
Ma tanto ce ne sono sempre altri, no? A chi importa se alcuni muoiono? 

Tanti sono comunque a rischio, sono nati in Africa… dico io, ma come si fa a scegliere di nascere in Africa? Lo sanno anche i bambini che lì, la mortalità infantile è altissima. Già, lo sanno anche i bambini, loro lo sanno per primi.

Certi bambini muoiono per le bombe e anche questi mica si possono contare facilmente, stanno tutti lì, in mezzo alle guerre dei grandi, invece di starsene tranquilli a giocare e mangiare dolcetti e guardare i cartoons in TV. Dico io, ma come si fa a stare in mezzo agli adulti mentre questi sono occupati a spararsi addosso? Certi bambini non sanno proprio stare al loro posto.

Hanno avvistato al largo un’altro barcone che affonda e sono tutti in mare, anche i bambini e anche quelli di sicuro moriranno… Ma non sarà un conteggio preciso, quanti erano imbarcati? Quanti sono annegati? Bambini ovunque, infilati in mezzo a caso, messi lì come pacchi da trasportare e poi, a me tocca di contarli.
Erano un tot… cazzo è ‘sto tot? Vale 10 bambini un tot? Ne vale 20? Mi toccherà fare una media. Ma le mosche ci sono anche in mare?

E intanto, certi bambini muoiono, però erano malati e denutriti e non avrebbero avuto molte speranze comunque. Devo contare pure quelli? 

Oggi non ci sono mosche in giro, dev’essere il freddo, avrei preferito contare quelle, ma non si fanno proprio vedere oggi, allora conterò i bambini che muoiono, quelli ci sono sempre.

Pubblicato da Giorgio Consolandi

Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico. Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte. Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino. La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso. Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo. Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi. Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese. I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!

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