Alexei Navalny con un post su Instagram ha annunciato: “Comincio a uscire dallo sciopero della fame”. Il dissidente ha detto che sta perdendo la sensibilità delle braccia e delle gambe.
Da giorni è nel reparto ospedaliero del carcere, e riferendosi al suo problema fisico dice: “Voglio capire cos’è e come trattarlo, ma tenendo conto dei progressi e di tutte le circostanze, comincio a uscire dallo sciopero della fame. Auguratemi buona fortuna”.
Poi il leader dell’opposizione contro Putin si rivolge ai suoi sostenitori e dice: “Grazie all’enorme sostegno di brave persone in tutto il Paese e in tutto il mondo, abbiamo fatto enormi progressi”.
Il 31 marzo Navalny ha iniziato lo sciopero della fame in carcere. E’ ricorso a questa protesta perché gli è stato impedito di essere visitato dai suoi medici. Aveva lamentato forti dolori alla schiena e l’intorpidimento delle gambe, ma dopo un breve trasferimento nell’ospedale della prigione, era stato ricondotto in cella. Naturalmente senza che gli fosse concesso di essere visitato da medici di sua fiducia.
Nelle proteste in tutta la Russia, in sostegno a Navalny, che si sono tenute in diverse città lo scorso mercoledì, sono state fermate quasi 2.000 persone.
Ben 827 fermi sono avvenuti a San Pietroburgo, 170 a Ufa, 73 a Kazan, 58 a Barnaul, 57 a Voronezh e 53 a Sochi. I manifestanti fermati a Mosca sono 31. In 101 città del territorio russo si sono registrati i fermi della polizia. I dati sono stati resi noti dalla Ong Ovd-Info.
Articolo pubblicato in informareh24.it
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Pubblicato da Giorgio Consolandi
Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico.
Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte.
Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino.
La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso.
Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo.
Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi.
Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese.
I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!
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