“Russia ci ha mentito”: il racconto dei soldati cinesi catturati da Kiev in Ucraina. Adnkronos – ultimora

(Adnkronos) – Le pubblicità su TikTok, le speranze di un lavoro migliore e gli inganni di Mosca. I due cittadini cinesi catturati da Kiev hanno raccontato nel dettaglio la loro esperienza tra le file dell’esercito russo, sollevando interrogativi sul reclutamento straniero da parte di Mosca e sull’ambiguo posizionamento della Cina nel conflitto. Entrambi hanno dichiarato di essersi arruolati senza alcun mandato da Pechino, che nel frattempo ha esortato a evitare “strumentalizzazioni” sul suo ruolo nel conflitto e ha rivendicato la propria imparzialità.  

“Pensavo fosse un lavoro. Mi sono ritrovato in guerra”. Così Wang Guangjun, 33 anni, ha raccontato la sua esperienza durante la conferenza stampa a Kiev, organizzata ieri dal governo ucraino. Assieme a lui, Zhang Renbo, 26 anni, è l’altro cittadino cinese fatto prigioniero mentre combatteva per la Russia in Ucraina. Entrambi hanno parlato pubblicamente per la prima volta da quando sono stati catturati, dichiarando di essersi arruolati volontariamente, attratti dalle promesse economiche di reclutatori online. 

Wang ha spiegato che, dopo aver perso il lavoro in Cina, aveva visto su TikTok un annuncio che prometteva stipendi tra i 200.000 e i 250.000 rubli al mese (circa 2.000-3.000 euro) per chi si arruolava nell’esercito russo. “Mi hanno detto che avrebbero pagato il viaggio e sistemato tutti i documenti. In Cina, fare il militare è considerato prestigioso, quindi ho accettato”, ha raccontato. Ma all’arrivo la realtà era ben diversa: “Mi hanno tolto il telefono e la carta di credito. Non avevo più controllo dei miei soldi”. 

Zhang ha raccontato di essere arrivato in Russia lo scorso dicembre con l’idea di lavorare nell’edilizia. Invece, ha finito per essere arruolato. “Facevo il vigile del fuoco in Cina. Vengo da una famiglia benestante. Non mi aspettavo di finire in guerra”, ha detto. Nessuno dei due ha rivelato la propria città d’origine in Cina. Wang ha raccontato di essere stato catturato dopo solo tre giorni al fronte. Secondo la sua testimonianza, mentre si trovava in una trincea durante un attacco russo, è stato esposto a un gas che lo ha stordito. “Stavo perdendo conoscenza…poi ho sentito qualcuno afferrarmi per il colletto e portarmi fuori all’aria aperta”, ha detto. Era un soldato ucraino. Da allora, ha spiegato, “gli ucraini ci hanno protetto e trattato bene tutto il tempo”.  

I due hanno dichiarato di essere stati assegnati a unità comandata da ufficiali russi, che impartivano ordini a gesti, vista la barriera linguistica. Secondo Wang, il campo d’addestramento era “sorvegliato rigidamente”, rendendo impossibile la fuga. Nei ranghi russi, ha detto, c’erano combattenti da Ghana, Iraq e Asia Centrale. Zhang ha riferito di non aver mai visto soldati ucraini fino al momento della cattura.  

“Vorrei dire ai miei connazionali di non unirsi a questa guerra – l’appello di Wang – Tutto quello che ci avevano detto era una bugia. Pensavamo che la Russia fosse fortissima e l’Ucraina debolissima. Invece è l’opposto. Meglio non partecipare a guerre”. Zhang ha aggiunto: “Non volevo combattere. Volevo solo guadagnare. Ora voglio tornare a casa, anche se so che potrei essere punito”.  

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky aveva parlato nei giorni precedenti di essere in possesso di “dati precisi su 155 cittadini cinesi” arruolati dalla Russia per combattere in Ucraina. La Cnn ha riferito di aver visionato un documento delle agenzie di sicurezza ucraine contenente i loro nomi e contratti, molti dei quali datati 2024. Pechino aveva da subito smentito ogni coinvolgimento, definendo le notizie “infondate” e ribadendo la propria “neutralità”, mentre Kiev accusa la Cina di alimentare il conflitto fornendo a Mosca sostegno economico, tecnologico e diplomatico.  

Nelle ultime ore Pechino, attraverso il portavoce del ministero degli Esteri Lin Jian, è tornata sulle parole di Zelensky invitando a evitare “strumentalizzazioni” e rivendicando la propria imparzialità. L'”invito”rivolto dalla diplomazia cinese alle “parti interessate” è ad avere “una visione corretta della posizione oggettiva e imparziale della Cina e ad astenersi da strumentalizzazioni e montature” del caso. “Le autorità cinesi – ha aggiunto Lin – stanno verificando informazioni e circostanze”. A proposito dei cittadini catturati da Kiev, Lin ha ricordato che la posizione di Pechino sulla questione “è molto chiara”. “Abbiamo lanciato numerosi avvertimenti e chiesto loro di stare lontani dalle aree di conflitto armato” e di “evitare di partecipare a operazioni militari da entrambe le parti”, ha affermato il portavoce.  

Nel frattempo, Wang e Zhang sperano in uno scambio di prigionieri che permetta loro di tornare in patria. “So che potrei essere punito – ha detto Zhang – ma voglio solo rivedere la mia famiglia”. Wang ha concluso: “La guerra vera è tutta un’altra cosa rispetto ai film. Mi pento di essere venuto. L’unico desiderio che ho è chiedere scusa ai miei genitori e tornare a casa”. 

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Pubblicato da Giorgio Consolandi

Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico. Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte. Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino. La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso. Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo. Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi. Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese. I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!