Salvini: “Debito se lavorano aziende italiane, non per arricchire Germania o Francia”. Adnkronos – ultimora

(Adnkronos) – Gli “850 miliardi per riarmare l’Europa”, sono soldi “che non ci sono, perché dovrebbero essere gli Stati a fare debito per comprare armi. Da chi le compro? Se devo fare debito pubblico italiano, lo faccio solo e soltanto se posso far lavorare aziende italiane, non per comprare in Germania o Francia”. Così il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Matteo Salvini a LetExpo in corso a Verona. 

“Io prima di riarmare l’Europa – continua Salvini – riarmo l’Italia, l’esercito italiano, la marina italiana, i carabinieri e l’aviazione, facendo lavorare aziende italiane, non voglio arricchire tedeschi e francesi sulla pelle dei miei figli”. 

“Già in passato gli Usa posero dei dazi, e l’Italia ebbe non la fortuna ma l’abilità nel contrattare. Nel migliore dei mondi possibili bisognerebbe trattare come Unione Europea nell’interesse continentale, ma l’Ue sta facendo gli interessi nazionali italiani o no? Al di là dei dazi di Trump, chi è che si è inventato gli Ets e le tasse sul trasporto marittimo, sul trasporto aereo e le eco-follie green che sono un suicidio economico? Non è Trump. Il primo e più pesante dazio sulle industrie italiane ed europee non arriva da Pechino o Washington, ma da Bruxelles”. 

“Io mi auguro che Trump, con i suoi modi bruschi, porti al tavolo Zelensky e Putin” e “mi spiace che l’Europa non sia protagonista di questo confronto mentre lo è, per esempio, la Turchia che si è ritagliata in questi anni una posizione lungimirante e determinante. Che il mondo non passi da Bruxelles, perché Bruxelles è impegnata a rompere le palle al marittimo e a imporre auto elettriche, mentre la pace si giocherà tra Istanbul e Riad, mi fa dire che questa Ue ha fallito drammaticamente”. 

“C’è all’orizzonte un discorso, se non di pace, di tregua. Zelensky dice che si può arrivare alla pace, lo dice anche Putin. Trump sta forzando l’avvicinamento alla pace? Sì. E’ un’occasione storica, perché la fine del conflitto riapre mercati fondamentali, oltre a salvare vite. L’Italia deve fare quello che storicamente ha sempre fatto l’Italia: essere ponte tra Usa e occidente e protagonista della fine del conflitto Russia-Ucraina”. 

“Dall’insediamento di Trump è cambiato tutto, l’importante è non dividersi per simpatia o tifoseria. Salvini è trumpiano? No, io cerco di essere razionale e valutare dove sta l’interesse nazionale italiano. Qualcuno pensa che l’interesse delle nostre imprese sia allontanarsi dagli Usa? No, mi sembra evidente”. 

“Una grande operazione di pace fiscale, un saldo e stralcio col pagamento in 120 rate senza interessi, è l’unico modo per lo Stato di incassare e per imprese e cittadini di continuare a lavorare saldando il debito. Il progetto della Lega è incardinato in commissione al Senato, sono già cominciate le audizioni, commercialisti e associazioni di categoria sono a favore. Io penso che sia un’operazione win-win e di giustizia sociale”. 

Sul processo di individuazione dei presidenti delle autorità portuali “ci siamo, ci stiamo lavorando con Rixi e nell’arco di poche settimane ci sarà la quadra o sui 14 o sui 16, comunque l’impegno è di scegliere persone in base alla professionalità e non in base ad alti criteri”. 

“Oggi viaggiano mediamente sulla rete 10mila treni sulla rete ferroviaria nazionale, 1200 i cantieri aperti. Se su 10mila treni, record storico, e 1200 cantieri, record storico, ne arrivano 9999 puntuali, fa più notizia il treno che arriva in ritardo”. 

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Pubblicato da Giorgio Consolandi

Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico. Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte. Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino. La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso. Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo. Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi. Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese. I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!