Sanremo 2025, tanto ‘amore’ e poca ‘guerra’: le parole più usate nelle canzoni. Adnkronos – ultimora

(Adnkronos) – I testi delle canzoni che i 29 Big presenteranno sul palco del Festival di Sanremo sono stati resi noti. In totale, dai cantanti vengono usate 1.813 parole diverse. Non molte per una lingua come l’italiano che dispone di circa 2 milioni di parole: e infatti, se in 29 componimenti il numero complessivo di parole ammonta a 9.505, ognuna è ripetuta in media più di 5 volte.  

Come risulta da un’analisi dei testi effettuata dall’Adnkronos, i termini più utilizzati dagli artisti in gara e dai loro autori – tolti articoli, congiunzioni, pronomi, preposizioni, avverbi e aggettivi – sono “amore” (utilizzato ben 47 volte), “occhi” (37 volte), “vita” (36), “cuoricini” (28 volte ma, va detto, tutte nel brano omonimo dei Coma_Cose), “battito” (18 volte, grazie all’omonimo brano di Fedez), “cuore” e “paura” (entrambi 16 volte), “film” (13 volte), “mare” (12 volte), “gente” (12), “bacio” (12 volte), “decrescendo” (12 volte, tutte nel brano di Rkomi ‘Il ritmo delle cose’). Il termine “guerra” è usato 6 volte ma quasi sempre in maniera metaforica nei brani di Fedez, Rocco Hunt e Massimo Ranieri.  

Dopo il verbo essere, nell’era dello smartphone è il verbo chiamare il più presente (anche e soprattutto alle tante ripetizioni che caratterizzano il ritornello del brano ‘Chiamo io chiami tu’ di Gaia), seguito dalle voci del verbo fare e volere. Il verbo avere è solo al quinto posto. 

In un’annata dove i brani appaiono più sentimentali e intimistici e dove le incursioni nell’attualità sono rare, nella classifica degli avverbi, “mai” (40 volte) è più usato di “sempre” (26 volte). E ancora tra pronomi, aggettivi e avverbi: “niente” (27 volte) è più usato di “tutto” (24 volte), “male” (24 volte) è più usato di “bene” (9 volte), “solo” (53 volte ma nella doppia accezione di avverbio e aggettivo) è molto più usato di “insieme” (12 volte) e di “sola” (11 volte). 

Infine, in un’edizione dove diversi brani parlano del rapporto genitori-figli, la figura paterna è meno protagonista nei brani di Sanremo di quella materna: “padre” è citato 5 volte come “mamma” ma 4 volte è presente anche “madre”, mentre “figlio” è presente 3 volte. (di Antonella Nesi) 

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Pubblicato da Giorgio Consolandi

Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico. Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte. Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino. La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso. Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo. Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi. Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese. I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!