Studenti in fuga da Milano dopo il giro di vite del Governo. Chiusa Lombardia e 14 province.

Firmato nella notte dal premier Giuseppe Conte, un decreto che limita le possibilità di movimento nelle zone più colpite dal contagio Coronavirus.
“Vincolo di evitare ogni spostamento” in tutta la Lombardia e in quattordici province del Veneto, Emilia Romagna, Piemonte e Marche.

Misure restrittive come non mai prima

Conte ha spiegato che non si tratta di un “divieto assoluto”, precisando che “non si ferma tutto”, non saranno bloccati treni e aerei. Resta la possibilità di spostarsi per esigenze lavorative, per le emergenze e naturalmente per motivi di salute. I cittadini però potranno essere fermati dalle Forze dell’ordine per conoscere la ragione dello spostamento.

Dal presidente del Consiglio assunzione di responsabilità e moniti

“Mi assumo la responsabilità politica” delle decisioni che vengono prese in queste ore: “Ce la faremo”, dice Conte a notte fonda,facendo appello alla responsabilità personale di ogni cittadino. Ammonisce inoltre che non si può “fare i furbi” se si vuole bloccare il contagio. Poi invita i ragazzi a stare in casa a leggere e tutelare così la salute dei loro nonni.
La firma del decreto è la naturale conseguenza dell’unione di due dpcm inizialmente previsti. La firma arriva dopo una lunga giornata di contatti con le Regioni.

Una pericolosa fuga di notizie

Una fuga di notizie “irresponsabile” e “rischiosa per la sicurezza”, ha tuonato Conte, che ha diffuso i contenuti della bozza non ancora ultimata. I presidenti di Regione su quella bozza dichiarano perplessità, dubbi. Ma milioni di cittadini del centro nord, dopo la diffusione della notizia, iniziano a interrogarsi sulla portata delle misure: “Si è creata confusione”, accusa Conte.

L’annuncio ufficiale

Dopo le due di notte il presidente Conte è sceso nella sala stampa di Palazzo Chigi a illustrare le misure. Nel dpcm finale ce ne sono alcune che riguardano tutto il Paese, come ad esempio lo stop a discoteche, pub, manifestazioni di cinema e teatro e sale gioco. Altri dispositivi, più rigorosi, riguardano un’ampia fascia del territorio dell’Italia del nord.

Cambiamenti necessari

Il premier ha spiegato che non ci sarà più una “zona rossa”, scomparirà dai comuni di Vo’ e del lodigiano. Ci sarà invece una zona con regole più rigorose che interesserà l’intera Lombardia, ma anche le province di Modena, Parma, Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Pesaro e Urbino, Alessandria, Asti, Novara, Verbano Cusio Ossola, Vercelli,Padova, Treviso e Venezia.
In queste zone fino al 3 aprile saranno limitati i movimenti, fatta salva la possibilità di rientrare a casa propria. Bar e i ristoranti chiuderanno alle 18 e per il resto della giornata dovranno garantire “distanze di almeno un metro”.
Chi ha 37,5 di febbre è invitato a restare a casa, chi è in quarantena ha il divieto assoluto di uscire.
Le scuole in tutto il Paese restano chiuse.
Conte ha inoltre assicurato come l’azione del governo sia incentrata anche sul fronte delle misure economiche: lunedì o martedì non appena sarà pronta una bozza del decreto da 7,5 miliardi annunciato dal governo, incontrerà le opposizioni Ma, sottolinea, “è il governo a gestire”.
L’altro fronte sul quale le attività del governo sono incessanti è quello sanitario: il premier annuncia la firma di un contratto per la produzione tutta italiana di 500 dispositivi al mese di rianimazione, con l’obiettivo di fare di più.
Previsto anche l’incremento della produzione dei dispositivi di protezione come le mascherine. Disposta anche la possibilità di ridistribuire i pazienti tra le regioni, per gli ospedali nelle aree dove il contagio è forte e risultano quindi “sovraccarichi”.
Conte assicura che il governo sta facendo quanto possibile, assumendo decisioni “coraggiose” e non manca l’appello ai cittadini di “entrare nell’ottica della responsabilità, senza furbizie” e accettando restrizioni necessarie.

Le reazioni dei cittadini

In seguito alla chiusura delle università moltissimi studenti che vivono a Milano hanno deciso di tornare a casa, ma col nuovo decreto si è verificata una vera e propria fuga.
Presa letteralmente d’assalto, già da ieri sera, la stazione di Milano da persone intenzionate a rientrare nelle provincie di origine. Sono in larghissima parte studenti e lavoratori fuori sede che hanno ottenuto di lavorare in “smart working” o che sono rimasti a casa forzatamente.
I treni di lunga percorrenza sono quelli maggiormente interessati, in special modo quelli diretti al sud-Italia: Campania, Marche e Puglia.
Tutti adducono la medesima motivazione: “Partiamo perché non sappiamo se e come riusciremo a tornare a casa”.
Molti hanno lasciato la regione nella serata di ieri con altri mezzi, automobili, bus o aerei.

Stamani la situazione non cambia e già all’alba, il terminal di Lampugnano (MI), scalo principale per pullman di linea diretti in tutta Italia e all’estero era affollatissimo da persone intenzionate a lasciare la città. In attesa dei bus, ci sono centinaia di persone, molti gli stranieri e gli studenti.

Pubblicato da Giorgio Consolandi

Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico. Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte. Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino. La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso. Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo. Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi. Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese. I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!