Sulla questione della Tav, si sta ampiamente dibattendo e i lavori di questa tratta veloce hanno ormai assunto la connotazione di uno strumento di lotta politica.
Alcuni sostengono che sia solo l’ennesimo argomento di strumentazione politica per cercare di mettere in cattiva luce l’attuale Governo.
Altri gridano allo scandalo poiché secondo loro, si sta mettendo da parte la possibilità di nuove aperture di lavoro e si rischia di far perdere terreno al nostro Paese, non consentendogli una modernità per i collegamenti. A quest’ultimi fanno eco coloro i quali, sostengono a gran voce che l’opera è onerosa per l’Italia ed esiste uno sbilanciamento di impegni economici con la Francia, la quale peraltro godrà di una tratta di gran lunga superiore a quella nei nostri confini. Questi, giudicano anche la Tav, come qualcosa di inutile e di già vecchia per il momento in cui si arriverebbe alla sua inaugurazione.
Pur restando consapevoli che ognuno gode del diritto di sostenere le proprie idee, cerchiamo di capire quali forze politiche storicamente sono pro o contro.
E’ innegabile che una di queste forze politiche: il Movimento 5 Stelle, ha abbracciato da sempre la politica del NO e con ragioni e motivazioni ha spiegato la propria contrarietà ad un dispendio di denaro pubblico che potrebbe invece essere veicolato per emergenze più prossime ai cittadini. Ma non staremo qui a ripetere e rivedere tutte queste argomentazioni che ormai sono alla portata di chiunque.
Ci sono invece partiti come ad esempio: Forza Italia, Partito democratico e Fratelli d’Italia che impegnano gran parte del loro tempo a raccontare al Paese, quanto sia irresponsabile il Governo che sta bloccando i cantieri della Tav.
A questo coro, seppure più cautamente, si unisce anche la componente “verde” dell’Esecutivo. Infatti, il Ministro Matteo Salvini ed il suo partito, la Lega, sono
di fatto pro-Tav e questo atteggiamento antitetico tra pentastellati e leghisti fa temere crisi all’interno del Governo, seppure entrambi i leader assicurano che non sarà questa diatriba a far vacillare l’intesa governativa e che prima o poi si arriverà ad una soluzione…
Ma la recente Storia politica del nostro Bel Paese ci costringe a valutare atteggiamenti che oggi sono in contraddizione con ciò che è stato in passato in merito al “Treno ad alta velocità”. Si perché ripercorrendo le posizioni assunte ieri da alcuni, oggi si prende atto che queste sono mutate al punto di affermare l’esatto contrario di quanto sostenuto prima!
E così la domanda che sorge spontanea è quale sia la causa, quale siano le “spinte” che determinano un dietrofront ideologico.
Nel 1998 tra le prime amministrazioni a dire NO alla Tav furono proprio quelle del Pd, con alcuni esponenti che attualmente sono ancora nel partito. Il progetto inoltre venne respinto dalle Ferrovie dello Stato perché giudicato inutile.
Oggi il Pd alza la voce ed accusa il Governo di sprecare il finanziamento europeo per l’opera ma nel 1996, l’allora governo dell’Ulivo perse i finanziamenti che alcune corporation giapponesi volevano destinare nella realizzazione del tunnel base.
Poi nel 1998 fu stilato un rapporto Brossier che determinava l’inutilità del progetto.
Anche Berlusconi, è indignato per quello che lui definisce immobilismo del Governo, in merito alla Tav, mentre in Forza Italia, Tajani lancia addirittura l’idea di un referendum sulla questione. Ma va ricordato che nel 2002 il Governo Berlusconi (Lega compresa) rifiutò di inserire fondi per l’opera nella Legge Finanziaria.
Anche il governo Monti insediato con l’avvallo del Pd e FI definì la Tav come una NON priorità per questo Paese.
Un po’ di dati relativi al trasporto.
L’elemento che dovrebbe godere di attenta analisi prima di scandalizzarsi e puntare il dito accusatore verso chi si ritiene che lascerà il Paese indietro, è che l’attuale linea ferroviaria è utilizzata per meno del 40% del suo potenziale!
L’anno 2004 registrò una domanda di trasporto così bassa, che vennero soppressi dei treni con un passivo annuo di 6 milioni di euro.
Un rapporto del Dipartimento federale dei trasporti svizzero stilato nel 2006 giudicò la Tav: “un’opera inutile”. il rapporto era frutto di 30 anni di studi certificati indipendenti e nella dichiarazione si leggeva: “Le quantità di merci scambiate attraverso i valichi alpini del nord-ovest italiano sono in costante calo sia su ferrovia, sia su autostrada”.
Un altro elemento utile alla valutazione ed alla reale utilità della Tav è che la maggior parte dei Paesi interessati dal “corridoio Kiev-Lisbona” si sono astenuti dall’opera…
Inoltre, il costo del trasporto delle merci via Tav, non sarebbe sostenibile per le piccole aziende. Senza contare che non sarebbero previste stazioni in punti strategici per favorire i commerci locali, penalizzando le piccole imprese in favore delle multinazionali.
E’ anche previsto nel progetto che le merci non possano attraversare il capoluogo piemontese poiché in base alle attuali normative di sicurezza non è consentito il passaggio simultaneo di passeggeri e merci nelle gallerie sotto la città, quindi Torino dovrebbe a sue spese impegnarsi nella costruzione di uno scalo a parte, con costi altissimi che graverebbero sulla città giacché la UE non interverrebbe con alcun finanziamento.
Anche per coloro i quali inneggiano al via all’opera invocando, tra le altre, ragioni occupazionali, va sottolineato che la manodopera per la realizzazione della Tav non avrebbe ricadute occupazionali concrete, come evidenziato da studi inerenti a questa incidenza sull’occupazione, che dimostrano che: nel lato italiano servirebbero meno di 1000 dipendenti, al fronte però di 6 miliardi di euro investiti…
E’ una dichiarazione del 1° giugno 2018 della Corte dei conti che informa che non ci sono infrastrutture complementari che supportino la Tav. Insomma una cattedrale nel deserto…
Sempre secondo il rapporto della Corte dei conti: “La Tav dell’Ue è stata progettata dagli Stati membri, in maniera isolata, in assenza di un coordinamento adeguato a carattere transfrontaliero ed emergono dei collegamenti insoddisfacenti”.
Inoltre si richiama l’Italia su un sistema di gestione dei costi smisurato motivando il richiamo sulla base dei costi: secondo gli auditor di Eca è stato riscontrato che ogni chilometro di linea super veloce, realizzato finora, e costato 28 milioni di euro, contro i 13 dei tedeschi, i 15 dei francesi e i 14 degli spagnoli.
L’ambiente
L’opera di rete ferroviaria veloce non riguarda soltanto i costi ma incide anche sull’impatto ambientale. Ha infatti un costo smisurato di materie prime e principalmente di acqua.
C’è poi la valutazione del risparmio di CO2 che viene tanto “sbandierato” dai Si-Tav, esso è qualificabile solo dopo 17 anni dalla messa in funzione dell’opera, quindi circa nel 2047, ma volendo considerare i costi iniziali e i probabili ritardi dell’opera, potrebbe slittare ben oltre l’anno 2060.
Un’opera che ha destato anche l’interesse mafioso, nel 2015 ci fu il processo Minotauro: ‘ndrangheta nei cantieri TAV, che portò alla sentenza nel 2016 di 23 condanne.
Sono tante le motivazioni che ai No-Tav fanno definire l’opera come inutile e addirittura dannosa per il territorio, nonché una opportunità solo per alcuni, senza vantaggi reali per i cittadini.
Naturalmente le due scuole di pensiero continueranno a contrapporsi fino a che non si arriverà ad una decisione definitiva. L’auspicio è che prevalga il buonsenso e si riescano a tener fuori interessi personali e torbidi accordi, ai quali purtroppo il nostro Paese è stato costretto ad abituarsi negli ultimi, troppi, anni passati.