Toti: sono innocente, anzi patteggio e vado ai servizi sociali

E’ stata un po’ una sorpresa questa decisione di Toti di patteggiare e abbandonare la sua posizione. Per mesi s’é dichiarato innocente e adesso punta a uscirne con la scappatoia dei servizi sociali che lo terranno lontano dalle carceri. Alla fine il lungo braccio della legge, quella uguale per tutti, deve accontentarsi di una pena soft da infliggere all’accusato di turno. Perché poi, diciamocelo: la legge, per alcuni è un po’ più uguale…

Italiani brava gente

Che il nostro sia un grande Paese, in fondo lo abbiamo sempre pensato tutti. Abbiamo la certezza acquisita nel tempo, che riusciamo a sovvertire, alleggerire, trasformare qualsiasi fattaccio delle nostre attività umane. E poi, non vogliamo mettere in conto la scarsa memoria che ci accompagna nelle questioni politiche? Eh beh, questa è una cosa che aiuta. Aiuta a ripulire l’opinione pubblica di un giudizio severo verso chiunque, sia esso un ladro, un corrotto, o perfino un assassino.

Sono solo piccole tappe d’arresto

I politici più smaliziati sanno bene che questa fantastica debolezza italica può essere messa a frutto in quei malaugurati casi dove si viene pescati con le mani nella marmellata. Così quando accade, ci si batte con forza con l’aiuto di avvocati e amici del “giro”, si temporeggia e si cerca la maniera migliore per uscire da una situazione ostile. Tanto si sa, la giustizia è lenta e le scappatoie, a ben cercarle, si trovano sempre. E poi si preparerà con calma il rientro nel “giro”.

Lavori socialmente utili (utili a chi?)

Tanto per fare un esempio noto a chiunque, c’è stato un ex presidente del Consiglio che è riuscito a evitare non si sa quanti processi per ragioni diverse fino ad arrivare alla decorrenza dei termini. Questo ex presidente ha addotto incompatibilità territoriali o dei giudici, stati di malattia, leggi ad hoc, di tutto insomma, pur di evitare il giudizio. Ad uno solo dei processi gli è toccato subire la condanna ma anche lì ha trovato modo di non finire in carcere cavandosela coi lavori socialmente utili.

Il caso Toti

L’ultimo accomodamento riguarda Giovanni Toti, l’ex presidente della Regione Liguria, arrestato lo scorso maggio e accusato di corruzione impropria e finanziamento illecito . Ma che vuol dire? Con questa indicazione di reato è indicato un pubblico ufficiale che indebitamente si fa pagare o riceve una utilità di qualunque genere per un atto che è suo dovere fare. Risponde di corruzione impropria assieme a chi lo ha retribuito. Questo stabilisce l’articolo 318 del Codice penale.

Sono innocente, anzi patteggio

L’ex governatore ha ribadito con forza per mesi la sua innocenza, malgrado alcune cariche dello Stato, come il ministro della Difesa, Guido Crosetto (come riporta il Fatto Quotidiano) abbiano parlato dell’inchiesta come un “teorema difficile da comprendere”. Dopo l’iter pre-giudiziale arriva finalmente la notizia: Toti evita il processo fissato il 5 novembre e raggiunge con la procura di Genova l’accordo per patteggiare una condanna a 2 anni e 1 mese. Adesso non resta che aspettare la ratifica del giudice per l’udienza preliminare il prossimo 15 ottobre. A questo punto la pena dovrebbe essere convertita in 1.500 ore di lavori di pubblica utilità e la confisca di 84.100 euro.

Pago, faccio lavoretti e stiamo tutti bene così

Tanto per intenderci se un qualsiasi cittadino decide (coi suoi avvocati) di patteggiare, vuol dire che si dichiara colpevole, chiaro? Quindi stiamo parlando di un amministratore pubblico che è colpevole, per sua stessa ammissione, del reato contestato. Ma in sintesi, Toti ne uscirà quasi indenne, non si farà un giorno di galera, pagherà (gli confischeranno oltre 84mila euro giudicati illecitamente ottenuti) e andrà a fare i servizi sociali. Sarà anche interdetto temporaneamente dai pubblici uffici col divieto di contrattazione con la pubblica amministrazione per la durata della pena. Quando poi la pena sarà esaurita cosa impedirà all’ex governatore di ricollocarsi in politica? Noi avremo dimenticato tutto, lui avrà pagato il suo debito con la Giustizia e gli elettori non staranno mica lì a porsi domande su cosa era successo così tanto tempo fa. In fondo non sarebbe il primo pregiudicato che si ri-colloca in un qualsiasi ambito politico.

Una nota di non poca importanza

Se c’è un corrotto dovrà pure esserci un corruttore, no? Infatti l’altro protagonista del caso Liguria, l’ex amministratore delegato di Iren, Paolo Emilio Signorini, ha anche lui chiesto il patteggiamento. Signorini è l’ex presidente del porto di Genova, è l’unico tra gli indagati che è finito in carcere il 7 maggio scorso. Ha pattuito una pena di tre anni e cinque mesi, oltre alla confisca di 100 mila euro. Anche per lui si attende che il gup dia l’ok.

Foto di copertina tratte da thesocialpost.it e lacnews24.it

Foto interne tratte dal web

Articolo pubblicato dall’autore su Ifattinews.it

Pubblicato da Giorgio Consolandi

Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico. Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte. Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino. La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso. Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo. Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi. Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese. I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!