Stazione di Gela, tre minori (o forse minorati mentali) impiccano ad un cartellone segnaletico un cucciolo di Pit Bull.
Il povero cane prova a difendersi, si dimena e guaisce forte, soffre, sta male.
I lamenti attirano l’attenzione e una ragazza grida dal balcone contro questi sadici aspiranti teppistelli. Alcuni passanti intervengono e i tre cerebrolesi scappano.
Il cane viene immediatamente affidato alle cure veterinarie di una clinica. Malgrado i tentativi però, il piccolo cuore del Pit Bull non ce la fa, non supera la malattia è stremato privo di forze, esaurito dalla parvovirosi.
Le ultime immagini del cucciolo, sono quelle di lui sdraiato senza forze con la flebo attaccata alla zampa…
E’ stato ucciso inutilmente, con crudeltà, forse per noia, oppure per fare qualcosa di diverso, da tre piccole bestiacce umane.
E’ Consolante pensare che quei tre minori avranno di certo una vita triste, altrimenti non si spiegherebbe tanta insensibilità.
Si continua a dire da anni… E qualche passo avanti è stato fatto, ma c’è ancora tanto lavoro da fare per la Politica ed il Legislatore, per adeguare la società a qualcosa che abbia almeno in qualche tratto, un po’ più di umanità.
Tratto dall’articolo pubblicato dall’autore in Informareh24.it
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Pubblicato da Giorgio Consolandi
Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico.
Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte.
Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino.
La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso.
Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo.
Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi.
Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese.
I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!
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