USA. Patriot Front, il gruppo ultranazionalista americano ha inscenato una marcia nelle vie del centro della capitale americana.
La polizia metropolitana di Washington ha scortato il corteo di poco più di un centinaio di suprematisti bianchi che hanno organizzato una marcia lungo il National Mall della capitale. Non si sono registrati incidenti,evidentemente proprio grazie alla presenza della polizia che ha letteralmente “accompagnato” tutto il percorso della marcia.
Al grido di: “Reclaim America”, “Life, Liberty e Victory” (reclamiamo l’America e Vita, libertà e vittoria) gli attivisti del Patriot Front, si sono presentati vestiti con dei pantaloni color cachi, dei giubbotti blu e delle maschere bianche. Armati solo delle bandiere con il loro simbolo, il fascio con le 13 stelle delle prime colonie.
Gli autori della marcia lungo il Mall della capitale, dal Lincoln Memorial a Capitol Hill, ha spiegato il Southern Poverty Law Center (un’organizzazione legale americana, impegnata nella tutela dei diritti delle persone), sono un gruppo suprematista bianco, neonazista e antisemita.
Il SPLC ha inoltre spiegato che il Patriot Front, è nato da una scissione di Vanguard America, un’organizzazione dalle stesse caratteristiche simili. La scissione avvenne in seguito al raduno suprematista tenuto nel 2017 a Charlottesville, in Virginia.
In quell’occasione un neonazista lanciò la sua auto sui contromanifestanti e una giovane donne rimase uccisa.
Sulle sue pagine twitter, Mike Valerio (Casa Bianca – giustizia e sicurezza elettorale), ha scritto: “I nazionalisti bianchi gridano “RECLAIM AMERICA” attraverso il mio quartiere. Questo non è Charlottesville. Questa è Washington, DC. Il gruppo si chiama Patriot Front e stanno marciando vicino a Union Station”.
Al termine della manifestazione Mike Valerio ha aggiornato il suo commento sul social scrivendo: “Apparentemente la protesta dei neonazisti nella DC è finita. Il gruppo si è fatto strada in questo parcheggio Walmart. Mettevano via la loro attrezzatura, si toglievano le maschere e si allontanavano. I vicini gridano dalla strada, chiamandoli codardi”.
Antisemitismo, neonazismo, supremazia della razza, sembrano tutti ricordi del passato che l’umanità aveva ormai archiviato e bollato come vergognosi sentimenti. Eppure continuano a riproporsi in tutto il mondo episodi dal sapore amaro del razzismo più ingiustificato. A cosa vale una manifestazione inneggiante a certi valori (si fa per dire), in un contesto globale di multietnicità? Quando poi lo scenario è proprio l’America, territorio figlio di una multitudine di razze, la cosa non appare soltanto anacronistica ma addirittura paradossale.
Sono materia dei libri di Storia le orribili “scorribande omicide e punitive” del Ku Klux Klan, un’associazione segreta nata negli Stati Uniti, a Pulaski nel Tennessee nel 1866, dopo la guerra di secessione, Allo scopo di difendere i privilegi dei bianchi contro gli uomini di colore.
Altro capitolo che dovrebbe essere archiviato è l’antisemitismo di matrice nazista, ma tuttavia i continui accadimenti nazionali e internazionali, ci obbligano a considerare ancora attivi, focolai ispirati a questo inumano e immorale convincimento.
La politica mondiale deve prendere in seria considerazione di attuare tolleranza zero, in sede di qualunque moto che tenti di perpetuare certe idee. Non possiamo lasciar precipitare l’umanità nel baratro del passato. Certi segnali (anche nei nostri confini) ci fanno chiaramente prendere atto che esiste un tentativo di ritorno a queste disdicevoli teorie. Spetta ai cittadini l’azione di sollecito ai governi e la pretesa che qualcosa venga fatto immediatamente. Dopo, sarà troppo tardi per ribellarsi.