In occasione dell’8 marzo, come ogni anno ci spendiamo in tributi all’emisfero femminile. Evidenziamo l’importanza che il “ruolo” di Donna apporta alla società, alla famiglia, e sempre più fortemente in ambito di coesione sociale.
Sono tante le manifestazioni che oggi ne esaltano il valore e l’importanza. Tante anche le autocritiche del mondo maschile, reo troppo spesso di prevaricazioni e tentativi di sottomissione maschilista e sessista.
Vittime di preconcetti maschilisti
Le donne, sono da sempre le “portatrici sane” delle cicatrici sociali che la società infligge loro. Seppure siamo tentati dal sostenere di aver raggiunto un equilibrio, in realtà nelle pieghe delle attività umane sappiamo bene che non è così. Ancora le differenze resistono, ancorate alla convinzione malata, che in fondo, una donna non sia all’altezza di ciò che può fare un uomo…
Oggi ci buttiamo alle spalle le critiche e quell’aria tronfia da “esseri dominanti” e per un giorno ci raccontiamo di essere tutti sullo stesso piano.
Un 8 marzo diverso
Questo è un 8 marzo particolare, uno di quelli che non pensavamo di rivivere ancora, quello delle donne che sono in guerra. Una guerra non più metaforica, ma una di quelle vere, dove le bombe ammazzano le persone.
E’ in particolare alle donne dell’Ucraina e della Russia che va oggi, nella Giornata Internazionale della Donna, il pensiero e l’augurio di ogni bene.
Donna in fuga
Le prime, le ucraine, vedono i propri mariti, padri, fratelli, accompagnarle in un Paese ospite per metterle al riparo coi figli da un conflitto assurdo e inspiegabile. E poi sono da questi salutate e lasciate sole, perché gli uomini tornano in patria per resistere. Il senso di solitudine è cosa loro, le donne dovranno gestirlo e dovranno farlo senza trasmettere ai figli la preoccupazione e l’ansia, la disperazione e la rassegnazione all’aver perso tutto.
Donne solidali
Le seconde, le donne russe, scendono in piazza sfidando il regime, e protestano contro la guerra, perorando la causa di altre madri, altre mogli, sorelle, figlie che a pochi chilometri subiscono il dolore inflitto da ragioni incomprensibili. Vengono incarcerate queste donne che protestano, sono picchiate e trascinate via, ma non demordono. Sono giovani madri e anziane nonne che non smettono di gridare basta!
Non me ne vorranno le altre, se oggi il buon augurio è rivolto in prevalenza a quelle donne, se oggi il pensiero è necessariamente rivolto a chi ripara coi propri figli nei sottopassaggi della metropolitana. Auguri alle donne in guerra, con l’auspicio che questa Giornata della Donna, per loro non sia l’ultima.