La “Spazzacorrotti” che da tanto fastidio al governo
L’Italia chiede all’Europa di allentare la direttiva che la Commissione Ue aveva approvato un anno fa, sulla lotta alla corruzione. La direttiva, di fatto, impone norme rigide sull’incandidabilità per chi è imputato per corruzione. Il dispositivo Ue stabilisce inoltre pene accessorie per i condannati e tempi più lunghi per la prescrizione e sulla difesa del reato di abuso d’ufficio. In pratica il governo chiede lo “sbriciolamento” delle legge “Spazzacorrotti” di Alfonso Bonafede.
Segnali d’insofferenza
Già a luglio e a novembre il Parlamento italiano aveva espresso parere contrario alla proposta che definiva “sproporzionata”. Agli ambienti avversi al governo questa definizione aveva suscitato proteste, stupore e addirittura ironia, c’era stato chi aveva sottolineato che il governo era disposto alla lotta contro la corruzione, ma solo un po’, riferendosi al termine che definiva appunto la proposta “sproporzionata”.
Che succede adesso
Se il Parlamento Ue lascerà inalterato il testo, il nostro Paese non potrà che adeguarsi o scegliere di subire la procedura d’infrazione che costerebbe molto in termini di denaro.
Intanto la maggioranza si accinge a votare il disegno di legge Nordio per abolire i reati di abuso d’ufficio. La testata Il Fatto Quotidiano ha pubblicato la relazione che il governo ha trasmesso il 9 aprile alla Commissione politiche Ue del Senato. La relazione è stata presentata giovedì 11 aprile da Marco Scurria, il relatore di Fratelli d’Italia, che spiega come il governo stia procedendo col negoziato con l’Europa.
Le trattative con la Ue
Il governo ritiene che ci sia “inadeguatezza” dei termini di prescrizione, perché svincolata dalla pene edittali e la giudica “sproporzionata”.
La direttiva Ue fissa i termini della prescrizione per i reati di corruzione in 15 anni. Per i reati di abuso d’ufficio, in 10 anni e infine a 8 anni per favoreggiamento.
Una normativa che non transige e colpisce l’illegalità in maniera decisa. Ma queste regole strette non stanno bene a tutti i Paesi. O forse sarebbe meglio dire che non vanno proprio giù a tutti i politici dei vari Paesi, a cominciare dai nostri. Infatti le perplessità dell’Italia sono condivise dalla Spagna e dal Belgio, che hanno presentato una bozza di proposta notevolmente ridimensionata. Nella relazione presentata dall’Italia è sottolineata quella che il governo definisce “mancanza di proporzionalità” e di “valore aggiunto europeo”. Il testo lamenta inoltre l’imposizione agli Stati di “incriminazione di alcune condotte” non direttamente “riconducibili a contesti corruttivi”. L’auspicio del governo italiano è che la scelta della presidenza di turno belga, renda facoltative queste norme.
Il ministero della Giustizia
Da via Arenula la speranza è che se la norma non fosse eliminata, si arrivi almeno a renderla facoltativa per gli Stati, magari introducendo sanzioni amministrative anziché penali. Anche in questo caso la proposta alternativa che arriva dal ministero trova facili commenti velenosi sui social, dove alcuni hanno scritto, in sintesi, che: “si pagherebbe per poter delinquere”. Affermazioni magari un po’ forti ma significative di un dissenso mosso da sentimenti di giustizia a tutti i costi.
La sensazione del governo
Il governo Meloni non ripone grande speranza sul buon esito della “mozione” italiana, poiché c’è la consapevolezza che 25 Paesi europei su 27 adottano questo reato.
La presidenza belga avrebbe tuttavia “suggerito la trasformazione del primo paragrafo dell’articolo 11 in una previsione facoltativa”. Riscuotendo appoggio dalle delegazioni, sebbene con qualche dissenso dei Paesi del Nord che non transigono sulla legalità.
Questi elementi potrebbero far comprendere perché alla Camera i lavori per l’abolizione del reato stanno trascinandosi lentamente. E francamente viene da interrogarsi sul perché un Paese debba preoccuparsi di non colpire troppo duramente chi commette illeciti, abusi, favoritismi, corruzione… Non è forse preoccupazione principale del governo vigilare e spazzare via chi ricorre a questi modi per “fare affari” ai danni del cittadino? Allora perché un governo che si dice ispirato da valori di giustizia, correttezza, disciplina come il governo Meloni, sembra invece voler usare il guanto di velluto con costoro?
Foto tratta da lavialibera.it