Pentastellati, Sardine e Dem. Un fronte comune con qualche sacrificio

Un dialogo tra amici, uno dei tanti che hanno fatto seguito alla tornata elettorale dell’Emilia e che ha prodotto qualche mal di pancia. Un colloquio tra sogno e realtà ed una disamina sul comportamento degli elettori.
Questo è quello che voglio raccontare.

Il mio amico Rodolfo B. che vive a Reggio Emilia mi spiega al telefono perché il Movimento 5 Stelle precipita giù e il Pd si afferma nella regione…
Lui convintamente a sinistra, come me, da qualche anno (come me), si è spostato verso la politica pulita e seria del M5S. Entrambi, a dire il vero, eravamo stomacati dal renzismo puzzolente che albergava in seno al più grande partito di sinistra ed ambedue avevamo trovato conforto nelle idee grilline che ancora sosteniamo a gran voce.

Proveniamo da famiglie originarie della stessa zona, Reggio Emilia, ed i nostri padri erano amici. Siamo cresciuti in realtà diverse ed in città che a volte paiono essere distanti anni luce l’una dall’altra. Malgrado ciò, l’amore per la giustezza, per lo Stato sociale, per i diritti, per la difesa dei meno forti, hanno continuato a contraddistinguere la nostra vita.

Rodolfo ride della mia incazzatura per il crollo verticale del Movimento e mi dice: “ehi romano, vedi che non capisci mica niente di politica, continui a guardare il dito ed io sto indicando la Luna…”.
Rispondo che tutte ‘ste metafore non servono a niente e se vuole dire qualcosa, che la dica!
Così lui, comincia il suo pippotto da saccente emiliano che conosce il mondo e mi dice: “scusa eh, ma sti elettori son mica arrivati da Marte, erano quelli che prima votavano M5S, non capisci? La stessa cosa che successe quando i 5 Stelle fecero una saccata di voti… Da dove arrivavano? dai delusi di destra e di sinistra. Capisci?”.

Dico io, ma se uno è deluso va bene che cambi, solo gli sciocchi non cambiano mai opinione, ma in questo caso che c’è da essere delusi? Il M5S sta facendo grandi cose e gli italiani (tutti) dovrebbero esserne fieri.

E Rodolfo replica e mi spiega: “Io frequento il Movimento e anche le Sardine, c’ho un sacco di amici li. Tutti erano preoccupati della possibilità che la destra facesse il colpaccio e moltissimi, hanno sacrificato il proprio voto per dar maggiore forza alla Sinistra, cazzo, lo capisci adesso? Ma non ricordi che Di Maio non voleva andare? Sapeva che era meglio concentrare le forze li, lasciando l’elettorato libero di scegliere, e la gente avrebbe scelto mica quel Salvini li e il centro destra, capito? In molti ci siam turati il naso ed abbiam fatto la cosa che c’era da fare”. Poi ride ancora e mi dice che l’aria di Roma mi ottunde la lucidità del cranio.

Lui può permettersi di sfottermi, ci vogliamo bene davvero, e Rodolfo soffre quanto me della delusione del Movimento 5 Stelle, anche lui s’indigna non poco quando in tv o sui giornali, arrivano certe cazzate da far rabbrividire chi abbia anche solo un po’ di onestà politica.

Concludiamo la nostra disquisizione sul giusto e sbagliato, sul deontologico e sul morale, sull’opportunismo politico e sullo sbando e la deriva intellettuale della società, poi passiamo a parlare di noi, delle nostre cose, ma al momento di salutarci, restiamo con un intendimento: adesso basta “menate” come le chiama lui, adesso si riparte e si ricompatta l’elettorato, si fa squadra e si va avanti più convinti di prima.

La teoria del voto in prestito, consumata in questo colloquio telefonico, in effetti trova applicazione in fatti analoghi del passato, questo è noto. Ma io continuo a masticare amaro nel leggere certe percentuali e sebbene sia conscio che la sinusoide dell’andamento del Movimento sia ora in procinto di ricominciare la salita, non riesco ad accontentarmi delle logiche del “flusso dei voti”. Per qualche tempo, lasciatemi sentire incazzato, poi mi passerà (forse).

Pubblicato da Giorgio Consolandi

Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico. Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte. Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino. La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso. Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo. Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi. Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese. I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!