Da qualche giorno la Norvegia e diverse aziende in Nord-Europa hanno scelto di abbandonare i prodotti della Mondelez, la multinazionale statunitense, a causa della sua presenza in Russia. L’ultimo brand che si è unito a coloro che non tratteranno più tali prodotti è l’Ikea, anche se le ragioni ufficiali della società non sarebbero per questa causa.
La vicenda dai toni controversi affonda le ragioni in ambiti politici ma anche economici. Il potere delle multinazionali si trova a misurarsi con quello, anche superiore, delle opportunità politiche proprio innescate dal conflitto in Ucraina che “apre” a scenari di palesi scelte di campo, solo che queste collimano con gli interessi economici…
I marchi che boicottano Mondelez
Le aziende che hanno smesso di commercializzare i prodotti Mondelez sono diverse. Tra le più note: le compagnie aeree SAS, Norwegian Air e Wideroe, il gruppo ferroviario SJ, la catena alberghiera Strawberry, il rivenditore Elkjop. Figurano anche nella lista il gruppo navale Fjord Line e la Federazione calcistica norvegese Norges Fotballforbund.
Ad aprile i primi segnali
Già nello scorso aprile il boicottaggio aveva interessato la Absolut Vodka, di proprietà di Pernod Ricard, che aveva ripreso le esportazioni verso la Russia ma poi ha repentinamente fatto marcia indietro.
Perché il boicottaggio
Le società che adottano la politica di boicottaggio seguono l’indicazione dell’annuncio dello scorso 25 maggio emesso dall’Agenzia nazionale ucraina per la prevenzione della corruzione. Nell’annuncio si invita ad inserire in una blacklist denominata “Sponsor di guerra internazionali“, proprio il produttore di merendine e snack, oltre ad altri gruppi. Tra i gruppi della blacklist ci sono il gigante americano Procter & Gamble, il brand francese Yves Rocher, l’inglese Mondi e la cinese Geely. L’accusa di Kiev a Mondelez è di aver continuato la presenza delle attività in Russia dopo l’invasione. Nel 2022 la Mondelez ha fatturato quasi 340 milioni di dollari in Russia corrispondendo al Paese 61 milioni di dollari di tasse.
La Mondelez in Russia
In Russia ci sono tre stabilimenti dove troverebbero occupazione circa 3 mila persone. Mondelez a giugno dichiara che ridurrà le operazioni nel Paese e che avvia la società ad diventare indipendente, entro la fine dell’anno, con una catena di approvvigionamento autosufficiente. Dichiara poi di “aver interrotto i nuovi investimenti di capitale, il lancio di prodotti e la spesa per la pubblicità nel Paese”. Precisa inoltre di condannare “la brutale aggressione contro l’Ucraina”, a cui continua a inviare il proprio sostegno “con contributi in denaro e in natura”.
La realtà dei fatti
L’agenzia di stampa britannica Reuters smentisce coi fatti le parole dell’azienda. Rende noto infatti che “dagli atti doganali tra il 1° gennaio 2021 e il 31 marzo 2023, la multinazionale non solo ha continuato a operare in Russia ma ha incrementato le spedizioni di alcuni suoi prodotti nel Paese”.
Reuters dichiara anche che “le spedizioni in Russia di tavolette di cioccolato Milka sono aumentate del 131% a 22,4 milioni di Kg nell’anno successivo alla guerra rispetto ai 9,7 milioni di Kg dei 12 mesi precedenti”. Nello stesso periodo tutti i prodotti Mondelez spediti in Russia sono arrivati a 45 milioni di Kg, rispetto ai 28,7 milioni precedenti.
Mondelez vittima di trattamento sfavorevole?
La multinazionale con una nota precisa di non vendere in Norvegia prodotti di produzione russa. Lamenta anzi una disparità di trattamento e, secondo Vinzenz Gruber, presidente per la regione Europa, la Mondelez subisce “trattamenti diversi rispetto ai competitor che continuano a vendere prodotti in Russia, come ad esempio la Nestlé”.
L’azienda riferisce di rispettare tutte le decisioni politiche e le sanzioni e continua a considerare gli “aggiustamenti” per garantire “piena conformità” alle linee guida.
Fonte: startmag.it
Immagine just.food.com