Almeno per ora, possiamo toglierci dalla testa che arriveremo ad una discussione sul Salario minimo garantito. Nei giorni scorsi alcune forze politiche hanno sollevato la questione, invitando ad una discussione per l’introduzione di questo meccanismo.
La risposta degli imprenditori, industriali e inaspettatamente (ma non troppo) dei sindacati è stata fredda, e Draghi, dal canto suo, pare non voler proiettarsi in tale avventura. Per adesso una discussione sul Salario minimo non è in agenda.
Chi lo vuole?
Qualche giorno fa Enrico Letta aveva detto di augurarsi un discussione matura in tale materia, proprio come accade in tutta Europa e come sarebbe normale che avvenisse pure in Italia. Giuseppe Conte è naturalmente sulla stessa posizione, visto che sono mesi che il M5S ha sollevato la questione del Salario minimo garantito per il nostro Paese. Un tema necessario se si vuole arrivare ad un Patto sociale!
Perché introdurre un meccanismo simile?
Volendo prescindere dal fatto che ci sono lavoratori sottopagati, che percepiscono un lordo di 3 o 4 euro l’ora, appare ovvio che si debba arrivare ad un’armonizzazione del salario minimo, proprio a tutela dei lavori più umili e meno “protetti”.
Altra ragione altrettanto ovvia è che nell’ambito dell’Europa, siamo tra i pochi Paesi che non hanno una normativa in tal senso.
Dei 27 Stati Membri della Ue sono 21 quelli che hanno adottato questa legge. Sono fuori, oltre a noi, Austria, Finlandia, Svezia, Danimarca e Cipro. Non ci intratterremo sulle valutazioni della qualità della vita, e dell’occupazione in questi Paesi, ma basta leggerne i dati relativi, per capire che un’eventuale condizione di sfruttamento dei lavoratori è cosa che non attiene ad essi. Almeno non è commisurabile a quanto invece capita da noi. (Caporalato e altre forme ricattatorie e vessatorie, sono realtà innegabili).
E l’Europa cosa dice?
La spinta arriva proprio da Bruxelles, la Ue sta discutendo proprio in questi giorni di una possibile direttiva atta alla promozione del salario minimo in tutti i Paesi della Ue. La presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen, recentemente ha ribadito l’importanza di un salario minimo in Europa. E questa posizione della Von der Leyen era nota prima ancora della sua elezione, un’intesa sul programma discusso proprio con le forze del Movimento 5 Stelle in Europa, che tra l’altro, auspicava il raggiungimento del salario minimo.
Torniamo nei nostri confini e vediamo chi non lo vuole
L’Europa promuove una normativa per il reddito minimo. In Italia alcune forze politiche lo sostengono, qual è il problema allora? Che si dia fuoco alle micce e si parta, si apra una discussione! Invece non è così semplice, poiché se da una parte (Sinistra, Leu e M5S) c’è grande volontà, da altre parti provengono veti e obiezioni. In taluni casi piuttosto pretestuose, fanno notare i sostenitori del reddito minimo. Tempi ancora lunghi, pare quindi di capire per arrivare all’obiettivo dei minimi salariali, malgrado l’Europa.
Confindustria
Carlo Bonomi, il presidente dell’associazione degli industriali, sostiene che tutto sommato il problema non esiste perché il salario minimo nasce, secondo lui, in quei Paesi come la Bulgaria dove i contratti nazionali non ci sono. Dimenticando che in Europa non c’è solo la Bulgaria ma anche la Spagna, la Francia, la Germania… Beh in questi e in molti altri Paesi, i contratti di categoria ci sono!
Poi Bonomi alza la palla per i sindacati e dice che anche loro (Confindustria), sono favorevoli al rafforzamento della contrattazione collettiva nazionale perché garantisce tutti. Proprio come sostengono i sindacati.
E uno a questo punto si domanda: Ma Confindustria non ha posizione antitetica ai sindacati? Non sono due rappresentanze contrapposte finalizzate alla tutela della propria parte? Adesso come mai fanno squadra insieme contro il “terribile” reddito minimo garantito?
Bonomi poi ha precisato che il problema sono i lavoratori non tutelati, quelli che lavorano fuori dalle categorie dei contratti nazionali. I lavoratori con salari sotto la soglia di dignità.
Ora conviene fare il punto, ci sono milioni di realtà che vedono micro-aziende avvalersi di uno o due o anche tre lavoratori. Spesso sono sottopagati, fanno turni più lunghi, debbono rinunciare alle ferie, restano a casa senza paga se non servono, subiscono vessazioni e ricatti. Caro Carlo, vogliamo prenderci per i fondelli? Cosa hanno fatto i sindacati e le organizzazioni degli imprenditori per questi lavoratori in questi anni? Hanno girato la faccia! E adesso li tiriamo in ballo usandoli per dire che non occorre istituire un meccanismo che garantisca un salario dignitoso? Ma mi faccia il piacere… (Cit. Antonio de Curtis).
I sindacati
Inizialmente il guerriero Maurizio Landini, che i nostalgici ricorderanno quand’era il fiero condottiero della Fiom, era parso piuttosto incline ad un ragionamento sul tema del salario minimo. Poi ha repentinamente tirato il freno a mano. Landini sostiene che esistono troppi “contratti pirata” e che sente la necessità di una riforma allargata dello Statuto dei lavoratori a sostegno della contrattazione collettiva e degli altri diritti. Ha parlato di orario di lavoro, di malattia, infortunio, salario minimo… Tutto da ridiscutere insomma secondo il segretario della CGIL. Lo ha detto davvero! In poche parole non gli pare il caso di scorporare la questione del salario, dal pacchetto all inclusive, tipo villaggio vacanze. Questo vuol dire che passerà ancora quanto tempo?
Ancora più critico il segretario della CISL, Luigi Sbarra che non vuole proprio prendere in considerazione una cosa del genere paventando che così si favorirebbe l’uscita di tantissime aziende dall’applicazione dei contratti nazionali, peggiorando la condizione dei lavoratori. Una paura, questa di Sbarra, che fa davvero ridere, perché i contratti collettivi nazionali di categoria, non trattano esclusivamente la parte economica, ma pure la normativa, oltre ai vari automatismi e le varie deroghe e applicazioni inerenti all’azienda. Non sarebbe quindi vanificata l’azione del CCN, ne sarebbe semmai agevolata proprio nell’ambito economico.
Stessa melodia è quella suonata di concerto dal segretario della UIL, Pierpaolo Bombardieri che richiama alla prudenza perché dice lui, si rischierebbe di ridurre lo spazio contrattuale.
Eh già, si rischia di ridurre lo spazio dei sindacalisti caro “Bomba“, altro che chiacchiere.
I sindacati hanno paura? Che c’è di male nel reddito minimo?
Tanto per dire, ma dov’erano finiti i sindacati quando qualcuno (Matteo Renzi) introdusse il Jobs act e mise le mani sullo Statuto dei Lavoratori strappando via di fatto l’articolo 18? Come mai non si preoccuparono di un’invalidamento della contrattazione collettiva in quei casi? Adesso vedono svilito il proprio ruolo, da quella che potrebbe essere una legge che fissa i paletti al regime minimo di paga. Allora temono di perdere importanza nel ruolo che hanno e corrono ai ripari. Questa è la verità secondo alcuni osservatori del mondo politico-sindacale e del mondo del lavoro.
La politica
Le parole dell’onorevole forzista Sestino Giacomoni, riassumono il pensiero di Forza Italia. Dice Giacomoni che una legge simile porterebbe ad un aumento della disoccupazione e del lavoro nero.
In altre parole, da Forza Italia vogliono far passare il concetto che se un datore di lavoro deve corrispondere il giusto, preferisce ricorrere ad una “assunzione in nero”. Quindi cosa facciamo, continuiamo a guardare gente che lavora per due euro l’ora ma almeno sta in regola? Ma perché dobbiamo prenderci per i fondelli per forza?
Contraria, manco a dirlo, è la Lega. Salvini dice che la priorità è il lavoro e per parlare di salari minimi o massimi bisogna prima tagliare le tasse alle imprese. Altrimenti aggiunge, sarebbe ipocrita parlare di salario minimo.
Che Salvini tiri l’acqua dalla parte dei suoi amici imprenditori si può anche capire, ma che voglia dire che il salario minimo sia ipocrita, resta poco comprensibile. Cosa vuol significare, che semmai l’adeguamento ai minimi deve pagarlo lo Stato per l’effetto dei tagli agli oneri delle imprese? E’ questo il senso? Tutto pur di non toccare i guadagni degli imprenditori… Ma che bravo…
SuperMario
Nelle belle favole c’è sempre il super eroe che getta acqua sul fuoco e tranquillizza coloro che sono minacciati dai cattivi. Così ha fatto pure SuperMario, l’uomo che con un occhio guarda ai miliardi, di Contiana conquista, che arrivano dall’Europa e, con l’altro guarda il Colle che s’avvicina. Lo scorso aprile infatti, vuoi per non dispiacere all’amico Berlusconi, vuoi per non inimicarsi sindacati e Confindustria, dalla bozza finale del Pnnr sparisce il salario minimo.
E pensare che questo complesso oggetto del contendere era sopravvissuto per settimane nelle bozze del Piano.
Perciò, tanto per non illudere i lavoratori sottopagati, è bene informarli di mettersi il cuore il pace, perché visto l’andazzo, nulla lascia presagire ad un cambio di rotta di Mario Draghi. Vedremo come (e se) affronteranno la questione il M5S e la Sinistra.