Tesla potrebbe licenziare 14mila dipendenti

Negli anni abbiamo imparato a definire il “padrone” con l’appellativo “datore di lavoro”, un modo più gentile e consono ai tempi, ormai lontani dalle lotte 68ine. Ma se un’azienda butta fuori 14 mila persone, con una mail, ti scappa di pensare al “padrone”, no? Beh in questo caso l’azienda è la Tesla e il padrone è Elon Musk.

Che succede?

Elon Musk ha inviato una mail ai propri dipendenti dove spiega loro che l’azienda prevede una riduzione di organico  nell’ordine del 10% nelle sue fabbriche in tutto il mondo. La ragione di questo taglio delle maestranze è perché la casa automobilistica riscontra una flessione nella domanda di veicoli elettrici. Musk cita “la duplicazione di ruoli e funzioni in alcune aree”, questo è il motivo della riduzione del personale.

Quanti sono a rischio?

Se ragioniamo sul fatto che la Tesla in tre anni ha raddoppiato i dipendenti, arrivando lo scorso anno ad un totale complessivo di 140mila persone, il 10% sono 14 mila! E detta chiaramente, si tratterebbe nel caso, di 14mila  famiglie a cui verrebbe a mancare la garanzia del sostegno economico dato dal lavoro.

Ma Tesla è in crisi?

La Casa Automobilistica ha registrato per la prima volta un calo trimestrale negli ultimi quattro anni. Questo vuol dire che per quattro anni i guadagni sono sempre stati in crescita. Comunque l’Azienda ritiene questi “numeri” disastrosi e annuncia che la prossima generazione di Tesla non arriverà prima del 2025.

Non spetta a noi il giudizio sulle valutazioni di Elon Musk, ma sembra ovvio che pensare a un trimestre in flessione, dopo 4 anni di guadagni, non evoca la voglia di indire una colletta a sostegno delle casse di Tesla.

Puntare alla crescita e aumentare la produttività

Nella mail, Musk precisa che l’Azienda si prepara alla nuova fase di crescita ed è quindi importante valutare riduzioni di costi e aumento della produttività. Anche questo passaggio vuol dire che chi resta, deve produrre di più. (produttività non vuol dire produzione). Insomma, duole dover tornare su un cavillo che sembra essere un inutile esercizio retorico, ma alla mente continua a arrivare quel brutto termine che, negli anni, gli stessi sindacati hanno suggerito di abbandonare: padrone!

Foto: fleetmagazine.com

Pubblicato da Giorgio Consolandi

Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico. Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte. Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino. La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso. Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo. Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi. Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese. I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!