Conte intesa con Macron e attacco all’olandese Rutte sul Recovery fund

Il premier ha incontrato il presidente francese in un bilaterale a Bruxelles. I due si sono visti nell’hotel del quartiere Louise che ospita entrambi, alla vigilia del Consiglio europeo straordinario per il Recovery fund e Bilancio pluriennale. “Con Parigi forte intesa” ha dichiarato Conte, che ha anche portato un attacco senza mezzi termini al leader olandese, Mark Rutte. “La richiesta dell’unanimità sui piani di riforma dei singoli Paesi non è in linea con le regole europee”.

ottimismo sul recovery fund

Giuseppe Conte parlando con la stampa ha comunque ammesso un certo ottimismo sul negoziato per il Recovery fund in Consiglio europeo. Evidenziando l’intesa con Macron ha aggiunto: “condividiamo la necessità che tutto sia finalizzato al più presto, è complicato perché ci sono diverse sensibilità. Siamo in ventisette capi di Stato e di governo ma sicuramente con la Francia condividiamo la necessità di affermare la dimensione politica delle misure che dobbiamo prendere”.

l’alleato francese

Parlando ancora dell’incontro avuto col presidente francese, Conte lo ha definito “proficuo” ed ha evidenziato che c’è una “forte intesa” per il raggiungimento rapido di un accordo per una risposta comune alla crisi della pandemia. “Una risposta ambiziosa, responsabile e solidale per ricostruire le nostre economie e rafforzare il progetto europeo” ha continuato.

obiettivo principale: la ripresa

Il premier ha detto che non si può “perdere di vista l’obiettivo di una ripresa economica e sociale per tutti gli Stati membri. Soprattutto per quelli più colpiti e meno resilienti. È difficile chiudere: dipende dall’approccio, se sarà costruttivo e non si perde di vista la dimensione politica, chiuderemo senz’altro. Se qualcuno ne facesse una partita contabile, sicuramente avremmo bisogno ancora di lavorare”.

Non c’è accordo corale

Il quadro delle valutazioni comprende quindi l’Olanda e i frugali, irremovibili sulla riduzione dei 750 miliardi del Recovery fund, mentre il Sud è determinato a difenderli, e i Visegrad tesi ad accaparrarsene una fetta maggiore.

Oltre alla battaglia sulle cifre, ciò che allontana la possibilità di un rapido accordo è la questione sulla cosiddetta ‘governance’, cioè chi approverà i piani di rilancio preparati dai Paesi. Inoltre c’è il nodo sulla condizionalità legata allo stato di diritto, che vale a dire che solo chi rispetta leggi e valori europei avrà accesso ai fondi.

le italiche preoccupazioni

L’obiettivo per Roma è portare a casa (si spera quasi per intero) gli 81,8 miliardi di sussidi che le ha assegnato la von der Leyen, e se durante nel negoziato fosse costretta a cedere qualcosa, certamente cederebbe sul fronte di alcuni singoli programmi come il “Just Transition” o sugli aiuti umanitari, ma non sui piani di rilancio, cioè la Recovery and resilience Facility.

Il punto di Conte

Conte ha specificato che in gioco non c’è solo una pronta ripresa per Italia, Spagna e Portogallo, l’obiettivo è la leadership dell’Europa, la sua competitività. “Se discutiamo di qualche miliardo e di qualche condizionalità in più o in meno, – ha proseguito – perdiamo la sfida della competizione con Cina, Stati Uniti e  mondo globale”. Il premier ha concluso con l’auspicio che tutti “daranno un contributo per affinare meglio il progetto nei suoi dettagli: non voglio pensare a chi porrà più ostacoli”.

Pubblicato da Giorgio Consolandi

Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico. Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte. Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino. La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso. Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo. Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi. Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese. I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!