Piccoli politici, grandi errori

di Paolo Di Mizio – pubblicato su: LaNotizia giornale diretto da Gaetano Pedullà
Caro Di Mizio,
l’attuale classe politica mostra tutti i suoi limiti. Basta guardare a quanto errori tattici fanno i suoi leader, da destra a sinistra.
Manuele Prati.
Gentile lettore,
è facile giudicare a posteriori, ma è difficile vedere la giusta via a priori. Lei ha ragione quando parla di errori dei politici. Potremmo citare Salvini che dal Papeete annunciò la fine del governo coi 5 Stelle. O Renzi che si intitolò un referendum sulla riforma costituzionale, convinto che sarebbe uscito consacrato dal bagno delle urne e invece ne uscì bagnato fradicio. E vedremo cosa gli porterà la crisi di governo aperta ieri.
Certo, stiamo parlando di errori pacchiani e di politicanti mediocri. Tuttavia, in genere è difficile stabilire quale corso tenere, in politica come in guerra. Pensi che dopo duemila anni gli storici ancora discutono se “gli ozi di Capua” furono o no la causa della sconfitta di Annibale, quando la vittoria su Roma era sembrata a portata di mano. Non so se ha presente la storia.
Il cartaginese entrò in Italia attraverso le Alpi e sbaragliò tutte le legioni romane. Ma non attaccò l’Urbe: l’aggirò e si stabilì nel sud d’Italia.
Fu un errore? Oppure Annibale sapeva di non avere le forze per condurre un lungo assedio, col pericolo anche di essere attaccato dalle città rimaste fedeli a Roma? Fatto sta che trascorse anni nel sud d’Italia, guerreggiando e sperando sempre che Roma, tagliata fuori dai rifornimenti del meridione, si logorasse.
Invece Roma si rafforzò e lanciò addirittura un attacco a sorpresa contro Cartagine. A quel punto Annibale fu richiamato in fretta in patria. Errori o necessità? Neppure i posteri rispondono all’ardua sentenza.

Pubblicato da Giorgio Consolandi

Giorgio Consolandi – Romano di nascita, apolide per istinto. Impegnato ideologicamente per il sociale, sento forte da sempre il dovere del perseguimento della giustezza e la difesa dei deboli. Contrasto con ogni mezzo i soprusi, sebbene consapevole che il concetto di società perfetta, rimarrà utopico. Ateo, perché rifiuto il concetto di creatore, pongo l’uomo al centro dell’universo e lo rendo responsabile delle sue scelte. Mi interesso di politica poiché credo sia necessaria una visione ampia di tutte le attività umane e della regolamentazione di esse, sono tuttavia consapevole della fallibilità e dell’imperfezione della politica, più che disilluso, continuo ad essere un sognatore, e lotto perché i sogni si concretizzino. La scrittura come forma espressiva del pensiero ed il pensiero come strumento motore della scrittura mi inducono a raccontare le mie analisi personali, le critiche, le esaltazioni, le allucinazioni ed i miraggi che la vita mi infligge senza compassione e senza chiedere permesso. Se cade il mondo io non mi sposto, cerco invece, in un esercizio vano e disperato, di trattenerlo ancorato alla logica ed alla ragione, al sentimento ed all’amore, ma sono sempre più solo. Sostengo ed attuo la difesa degli animali, la loro tutela contro inutili sofferenze ed abusi. Sono figlio degli anni ’60 e ne porto addosso le emozioni e le pulsioni che la mia generazione ha ricevuto. Ho coscienza di far parte di un segmento storico, giudicato con impietosa severità da chi ci succede. La mia generazione ha prodotto contraddizioni morali, etiche, religiose e anche sociali, ma ha determinato la crescita del Paese. I miei J’accuse sono sassi gettati nel lago, lo so che qualcuno è sempre pronto ad accodarsi alla lotta, ne sono convinto!